Recensione: The counselor – il procuratore

c_The-Counselor_notizia-2Genere: thriller

Regia: Ridley Scott

Cast: Michael Fassbender, Javier Bardem, Cameron Diaz, Brad Pitt, Penelope Cruz

Durata: 111 minuti

Distribuzione: 20th Century Fox

Una botta e via” – questo pensava l’avvocato penalista interpretato da Michael Fassbender (Hunger, Shame) quando, nella sfarzosa tenuta del malavitoso Reiner (Javier Bardem – Non è un paese per vecchi, Vicky Christina Barcelona) a La Ciudad, decideva di concludere un affare da venti milioni di dollari consistente in un grosso carico di droga. Fino a quel giorno era sempre stato un distinto professionista ma, perennemente ossessionato dal denaro, tanto da non bastargli mai, la pulsione all’illecito era stata irrefrenabile. Da qui la sua convinzione di fare affari con la mala restando intonso. Sul suo cammino una donna-ghepardo (Cameron Diaz – Tutti pazzi per Mary, Innocenti bugie), uno scafato mediatore (Brad Pitt – Seven, L’arte di vincere), il cartello messicano, ma soprattutto una sventurata coincidenza. Coincidenza che mescola le carte e complica dannatamente gli scenari per l’avvocato con il vizio del lusso e degli agi; per citare il mediatore Pitt “Questa gente non è che non creda nelle coincidenze, ne ha sentito parlare, ma non ne ha mai vista una” tutta la forza prorompente di un mondo agli antipodi dalla vita tranquilla del protagonista, posato e razionale, fidanzato con la bella Laura (Penelope Cruz – Nine, Volver). Un mondo che entra in rotta di collisione col primo, portando violenza, ingiustizia, barbarie gratuita. Coi cartelli messicani non si scherza e chi decide di entrare in affari con loro deve mettere in conto i rischi e le difficoltà di questo mondo rozzo e brutale. Ridley Scott (Alien, Blade Runner, Il Gladiatore) adatta il lavoro del Premio Pulitzer Cormac McCarthy (che è anche sceneggiatore) “The counselor” con una messa in scena grandiosa, fatta di residenze appariscenti, donne fatali, auto lussuose, abiti griffati; la linea che divide il lecito dall’illecito è sempre stata sottile, ma in quegli antri di perdizione etica il confine scompare e, per parafrasare Reiner “ci si trova spesso a fare delle scelte che non avresti mai pensato di dover fare, dove mutilazioni e omicidi sono la routine quotidiana”. Dialoghi a tratti abbaglianti, anche se a volte pare che la regia li abbia preparati ad hoc; un cast di altissimo livello che poneva l’ultimo lavoro di Scott tra le pellicole più attese dell’anno. Molte le ambientazioni proposte, dal Messico ad Amsterdam, distese sconfinate e canyon, caos cittadino e visioni naturalistiche. The counselor è un film che intrattiene con abilità il pubblico medio ma che tradisce le aspettative di fruitori più esigenti: le musiche scelte ben si sposano con la storia narrata, fatta di eccessi, di pericolo e di tensione, ma le interpretazioni non creano empatia e lo stesso Fassbender è lontano dalle performance che abbiamo avuto modo di vedere negli anni passati; Cameron Diaz, nella parte forse più ostica dimostra buone capacità ma senza eccellere. Cruz è più una comprimaria che altro e Pitt, a tratti, pare una macchietta stilizzata. Discorso diverso per Bardem che interpreta col giusto distacco e con una buona dose di incoscienza (e ironia) il malavitoso Reiner, e pare, a opinione dello scrivente, il migliore del gruppo. A tratti il regista decide di lasciare all’immaginazione dello spettatore il “già successo” o ciò che “ancora deve accadere” ma lo assembla con sequenze che viceversa mostrano ciò che l’occhio non avrebbe voluto vedere, con alcuni risvolti alquanto truculenti. La sceneggiatura è convincente (e non poteva essere diversamente) ma nel complesso l’ultimo film di Scott non convince pienamente. Un lavoro di buona fattura, con un ritmo non incalzante (ma tutto sommato sostenuto) che non ha però un suo nucleo caldo, un’anima.

Voto: 3 su 5

Il trailer del film:

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Mary ha detto:

    Ti cito: Dialoghi a tratti abbaglianti, anche se a volte pare che la regia li abbia preparati ad hoc, ma il film e’ tratto dal romanzo di Mc Cormach quello di The Road per intenderci e Non e’ un paese per vecchi quindi era logico trovare dei dialoghi e delle frasi piuttosto intense se si voleva rimanere un minimo aderenti all’originale scritto

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  2. mattiabertaina ha detto:

    Esatto ma Ridley Scott pare non averci messo troppo del suo. Da qualche lavoro a questa parte, si vedano i vari “Robin Hood” e “Prometheus” (tratti anch’essi da romanzi), la mano della regia, a parere dello scrivente, è sempre più flebile. D’accordo, “The counselor” sarà anche tratto da un Premio Pulitzer ma non è sufficiente preparare un’inquadratura suggestiva ed inserire attori di grido per trasporre degnamente un lavoro importante come quello di McCarthy. Ecco cosa intendevo per “pare che la regia li abbia preparati ad hoc”; Scott si è a tratti fermato al mero compitino, opinione personale. Non sono di certo nella posizione di criticare il regista di lavori quali Blade Runner e Il gladiatore. 🙂

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