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Recensione: Lei

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Titolo originale: Her

Genere: Commedia

Regia: Spike Jonze

Cast: Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Amy Adams,  Rooney Mara, Olivia Wilde

Durata: 126 min.

Distribuzione: Bim Distribuzione

Theodore, interpretato da Joaquin Phoenix, è uno scrittore che lavora per una compagnia che ha l’obiettivo di redigere lettere d’amore. Un lavoro monotono, e la routine che sommerge il personaggio in una sorta di inquietudine perpetua viene amplificata dalla separazione (non ancora ufficializzata) con la moglie. La solitudine di Theodore compare in ogni istante e non c’è rimedio per cambiare pagina. Un giorno, in cammino verso il lavoro, scopre dell’esistenza di un nuovo sistema operativo chiamato OS1. Fino a qui nulla di nuovo, dal momento che già ne possiede uno in grado di alleggerire il carico di lavoro durante la giornata (gestione di e-mail, notizie dal mondo…). Questo software ha qualcosa in più: un’intelligenza artificiale che si avvicina notevolmente a quella umana. Samantha, la voce che prenderà vita all’interno del sistema, lo accompagnerà in un insieme di esperienze insolite e stravaganti che portano il protagonista a domandarsi sul futuro che verrà e sulle scelte da prendere sulla propria vita, ma le difficoltà e le complicazioni del rapporto con “lei” renderanno le scelte assai più impegnative del previsto.

Per Spike Jonze non è la prima volta che tratta dei temi così singolari. Ci aveva portato nella testa di John Malkovich, e ora ci trascina in una storia che avrebbe dell’incredibile se la vicinanza temporale del film non ci induce a fare alcune considerazioni sul problema che emerge tra l’eccessivo uso della tecnologia e la chiusura mentale e sociale dell’uomo. Theodore è l’inetto per eccellenza. Si muove solamente per andare al lavoro o per incontrare qualche amico, dal momento che la separazione con la moglie Catherine ha sicuramente avuto delle implicazioni negative sulla psicologia del personaggio. L’enorme vuoto che ne consegue viene riempito apparentemente dalla tecnologia. Le varie sequenze sul momento di svago del protagonista davanti ad un videogioco in 3d dimostra la totale inettitudine dell’uomo e la mancanza di voler cambiare il proprio status. La genialità di Jonze entra in campo con Samantha. “Lei” è tecnologia allo stato puro, ma si discosta dalle altre per la sua somiglianza alla natura umana: anziché condannarlo in un eterno isolamento, lo aiuta a rialzarsi. In questo caso la tecnologia diviene lo strumento per uscire dalle difficoltà della vita per ricominciarne una nuova. Il protagonista viene guidato dalla voce seducente e sensuale di Samantha (interpretata da Scarlett Johansson e doppiata da Micaela Ramazzotti), e l’elemento innovativo di questo film sta nel rapporto che si instaura, dove la voce è il filo che unisce le due anime della storia. Questa pellicola possiede tuttavia molti punti deboli rilevanti: se da una parte la sceneggiatura, innovativa e interessante, ha in sé un’accelerazione piuttosto brutale dalla seconda parte in avanti, la sua trasposizione sullo schermo ha avuto certamente ulteriori complicazioni: le eccessive inquadrature in primo piano del protagonista e le riproposizioni di eventi di routine non hanno giovato la visione del film, ma al contrario lo hanno parecchio appesantito. Nonostante ciò è un lavoro che sotto l’aspetto tecnico (fotografia in particolare) e narrativo non ha nulla da invidiare ad altre pellicole fantascientifiche proponendo una riflessione non moralistica su un processo (la digitalizzazione) che già ora rivela non poche ambiguità.

Voto: 3,5 su 5

Il trailer

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