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Recensione: Anime Nere

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Genere: Drammatico

Regia:  Francesco Munzi

Cast: Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova, Anna Ferruzzo

Durata: 103 min.

Distribuzione: Good Films

 

 

Nella storia cinematografica ci sono stati moltissimi film che cercano di trattare la criminalità al suo interno, rappresentando le dinamiche e le sensazioni di alcune famiglie mafiose che nel tempo sono riuscite a conquistare piano piano l’autorevolezza nelle società entro le quali agiscono. Il primo è stato Coppola con il capolavoro del cinema Il Padrino. In seguito sia sul grande schermo (Era mio padre, Quei bravi ragazzi, Salvo…) sia in televisione (Gomorra) si sono susseguiti lavori che hanno mostrato l’aspetto criminale senza esaltare i personaggi, ma cercando di contestualizzare, con dettagli storici o elementi tipici del luogo dove le vicende sono narrate, la vita di questi individui.

Anime Nere è uno di quei film che riprende appieno questo tipo di gangster movie. Non ci sono eccessive sparatorie. La violenza viene messa da parte in favore delle relazioni familiari e sociali che si stabiliscono e che si susseguono nel corso della narrazione. I protagonisti sono tre fratelli. Luigi, il criminale senza regole che gestisce il traffico di droga verso l’Italia; Rocco, il fratello più razionale che non si sporca le mani se non con il denaro proveniente dalla cosca, investendoli in edilizia; Luciano, il più vecchio, ha cercato invece di staccarsi da quel mondo, ritenendo che isolandosi nel paese sperduto della Calabria allevando bestiame fosse la soluzione ideale per salvare se stesso e la famiglia. Ben presto scoprirà che il legame di sangue non si può cancellare, visto che il figlio Leo, vedendo in Luigi come il simbolo di rispetto e di potere, si vendica sul clan avversario distruggendo una vetrata di un bar. Il film, diretto da Francesco Munzi, ha il pregio di mettere a fuoco la società calabrese con la giusta misura. Quello che si osserva, grazie ai campi lunghi, è un territorio abbandonato a se stesso, dove lo Stato viene visto come il vero nemico da combattere vista la sua indifferenza nei confronti dei loro abitanti. In questo ambiente privo di ordine e di regole, interviene la criminalità stabilendo la stabilità necessaria a portare avanti le proprie azioni senza alcun disturbo. Non solo è visibile, in maniera descrittiva, questo aspetto. L’elemento che più esalta Anime Nere è l’instabilità familiare, che piano piano si sgretola in piccolissime parti, senza che nessuno se ne accorga. L’interesse verso una maggiore espansione economica e di potere verso luoghi più allettanti (come ad esempio Milano) ha provocato una distanza emotiva nel loro paese d’origine. Non appena ritornano, non si accorgono del rischio che il gesto di Leo ha causato nell’equilibrio tra i clan. Gli attori da questo punto di vista interpretano egregiamente i personaggi, con espressioni credibili, e aiutati da una sceneggiatura intensa e perfetta. La regia è molto precisa nel focalizzarsi su alcune particolarità espressive, puntando in molte occasioni sui volti e le caratteristiche dei protagonisti. In poche parole, Anime Nere è uno dei film italiani che quest’anno ha sorpreso tutti, viste le continue affermazioni sull’incapacità del cinema nostrano di raccontare storie autentiche. Consigliato.

Voto: 4 su 5

Il trailer

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