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Recensione: The Imitation Game

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Genere: Biografico

Regia: Morten Tyldum

Cast: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear

Durata: 113 min.

Distribuzione: Videa

 

 

Seconda guerra Mondiale. L’inizio di uno dei più tragici eventi che la Storia europea abbia mai vissuto. Adolf Hitler, il Führer della Germania nazista, dichiara guerra a Stati come Inghilterra, Francia (poi annessa) e USA. No, non è un ripasso per una prossima interrogazione. In tutto questo trambusto di morte e distruzione, pochi hanno raccontato le vicende che hanno riguardato Alan Turing, il prodigio della matematica laureato a Cambridge. Forse gli informatici di mezzo mondo lo conoscono per le sue teorie che porteranno, in un futuro lontano, alla creazione dello strumento più usato ora dall’umanità: il computer. Ma è la Storia a dover ringraziare maggiormente quest’uomo, perchè è grazie al suo incredibile ingegno che l’Inghilterra è riuscita a decifrare Enigma, la macchina creata dai tedeschi in grado di criptare ogni comunicazione inviata sul fronte, vincendo così una guerra che anni prima vedeva il dittatore tedesco prendere il sopravvento sull’esercito inglese. E lo fa andando oltre il pensiero comune. Non bastava la mente umana per poter decriptare un numero infinito di informazioni. Per battere un congegno così sofisticato, bisognava essere alla pari, creando una macchina in grado ogni giorno di scoprire la chiave usata dai nazisti per comunicare tra loro.

Il film di Morten Tyldum funziona sia dal punto di vista del contenuto, sia nella costruzione dello stesso personaggio interpretato da Benedict Cumberbatch. Tutto il lavoro viene orchestrato dall’uso sapiente del flashback, che già dall’inizio ci propone la vicenda avvenuta negli anni ’50 a Turing. Sospettato di terrorismo, la polizia di Londra inizia a indagare cercando eventuali punti oscuri del personaggio. Il continuo spostamento temporale dal periodo dei conflitti al dopoguerra ha certamente rafforzato qualitativamente il film, riuscendo a garantire un buon ritmo alla storia per tutta la durata della pellicola. The Imitation Game difficilmente sarebbe stato lo stesso senza la straordinaria interpretazione di Cumberbatch. Il suo personaggio funziona come gli stessi ingranaggi della sua macchina. Il talento dell’attore nelle movenze e negli sguardi contribuisce a emozionare, immedesimandosi radicalmente nel personaggio senza tuttavia rischiare di entrare nel melodramma. Il suo rapporto con il suo passato, vittima dei suoi compagni di classe, riaffiora interamente nella sua personalità rivelando la sofferenza e i problemi psicologici che hanno cambiato nettamente il suo comportamento. Quello stesso passato, che diventerà per lui la causa del suo infinito tormento interiore (soprattutto nei confronti del suo amico, per il quale scopre la propria omosessualità), lo porterà a essere giudicato per atti osceni davanti a un tribunale. The imitation Game è uno di quei film che mette in campo moltissime tematiche e che difficilmente si dimentica, mostrando le debolezze di un uomo nei confronti delle debolezze di una società incapace di farsi un’esame di coscenza e di comprendere realmente le reali qualità dell’individuo, oltre al valore umano e al contributo che ha dato all’Inghilterra nei momenti di criticità. Ma questo, come sempre, arriva sempre troppo tardi.

Voto: 4 su 5

Il trailer

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