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Recensione: The Giver – il mondo di Jonas

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Genere: Fantascienza

Regia:  Phillip Noyce

Cast: Meryl Streep, Jeff Bridges, Brenton Thwaites, Alexander Skarsgård, Katie Holmes, Taylor Swift

Durata: 97 min.

Distribuzione: Notorius

 

 

Dopo un periodo di caos e disordine nel mondo, le persone rimaste sulla Terra deciso di porre fine alle sofferenze con la creazione di piccole comunità. In ognuna di queste,  la gente, sotto la supervisione degli anziani, vive la propria esistenza senza che ci sia odio reciproco,  desiderio di potere e di sopraffazione verso l’altro. Jonas, ragazzino adolescente, si trova ad entrare nel mondo degli adulti grazie al rito che ogni anno viene allestito per decidere quali mansioni i giovani dovranno eseguire. Durante la “cerimonia dei 12” al giovane viene dato un lavoro molto impegnativo e difficile,  quello di custodire le memorie passate. L’incontro con il “donatore”, colui che dovrà passargli tutti i ricordi delle generazioni precedenti, comporterà dei cambiamenti importanti nella vita di Jonas, il quale cercherà con tutte le forze di cambiare il destino della comunità.

The Giver – il mondo di Jonas è un film che presenta un buon ritmo nella prima parte del racconto. La scelta del bianco e nero è stata una buona mossa per descrivere la società omologata e conformista. Le persone non vedono le sfumature della propria vita, ma conoscono solo le regole predisposte dagli anziani, oltre le quali non è possibile oltrepassare il confine. La costruzione complessiva dell’ambientazione è molto simile (se non identica) alla realtà orwelliana di 1984, dove le emozioni vengono sostituite dall’ordine e dal rispetto delle legge. Jonas è l’unico che, citando il film, sa “guardare oltre” le cose. Non basta percepire ciò che lo circonda. Bisogna osservare, riflettere, porsi delle domande su come funziona il mondo.  Non è un caso infatti che il consiglio lo nomina successore del raccoglitore di memorie, proprio per la sua lungimiranza e intelligenza, come non è una pura coincidenza che solo con lui e con altri individui lo schermo inizia a tingersi piano piano di diversi colori, ad assumere cromature differenti a seconda delle esperienze che compie durante gli incontri con il “donatore”. Inoltre sottolineare le virtù e i vizi della natura umana è stato un altro aspetto importante della pellicola, grazie a una contrapposizione molto equilibrata delle parti. Purtroppo nella seconda fase tutto il buono che era stato creato è stato dissolto da una degenerazione della storia, divenuta superficiale e fin troppo ideologica. Non sono bastati Meryl Strepp e Jeff Bridges garantire una buona riuscita complessiva del film, il quale ha il pregio di mostrare al pubblico più giovane i possibili rischi di una società eccessivamente controllata.

Voto: 2,5 su 5

Il trailer

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