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Recensione: L’ultima parola – la vera storia di Dalton Trumbo

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Genere: Drammatico/biografico

Regia: Jay Roach

Cast: Bryan Cranston, Diane Lane, Elle Fanning, Hellen Mirren, John Goodman

Durata: 124 min.

Distribuzione: Eagle Pictures

Tutti conosciamo il grande classico “Vacanze romane“, commedia romantica con Gregory Peck e Audrey Hepburn, del 1953. Pochissimi sanno che per diversi anni il soggetto della storia che ne dà struttura è stato attribuito allo sceneggiatore Ian McLellan Hunter e non invece al suo vero autore, Dalton Trumbo. Trumbo, sceneggiatore appassionato e geniale, con il vizio di scrivere storie nella sua vasca da bagno, era infatti stato inserito nella lista nera dei “Dieci di Hollywood” dal Comitato per le attività antiamericane, che di fatto costringeva Dalton ad un esilio forzato dalle scene (e allo scrivere i suoi lavori sotto falso nome). Il comunismo era diventato, con le conseguenze portate dalla Guerra Fredda, il principale nemico della democrazia e gli iscritti al Partito erano improvvisamente divenuti sgraditi, illuminati da un alone di sospetto. Dalton Trumbo, convinto sostenitore dei diritti dei lavoratori e della ridistribuzione della ricchezza, tra i personaggi più ricercati dalle grandi major, dalla Warner alla RKO ha il volto di Bryan Cranston, che corre per l’Oscar come miglior attore protagonista. Al suo fianco un parterre importante di attori, da Diane Lane nei panni della moglie Cleo ad Helen Mirren, la giornalista senza scrupoli Hopper, da John Goodman nelle vesti del produttore Frank King ad Elle Fanning, giovane figlia del protagonista. Buono il soggetto, di interesse, una storia da raccontare insomma, di spessore l’interpretazione di Cranston che conferisce umanità e credibilità a Trumbo, accurata la ricostruzione storica con cine-giornali girati con filigrana dell’epoca attenti ai costumi ed al “formato”, interviste, retroscena. Il regista Jay Roach si muove con disinvoltura ai tempi del maccartismo, periodo in cui la folle “caccia alle streghe” non soltanto continuò ma si acuì ulteriormente, giocando con inserti gustosi, come il giovane Kirk Douglas alle prese con il girato di Spartacus ed un Otto Preminger singolare protagonista di spedizione in Rolls Royce davanti a casa Trumbo. Quello che manca al biografico “L’ultima parola – la vera storia di Dalton Trumbo” è una ricerca che vada aldilà della patinata confezione a stelle e strisce, senz’altro impeccabile ma fondamentalmente senz’anima, un prodotto che non riesce a lavorare sul lato emozionale, sull’uomo che dà corpo alla storia, il vero Trumbo, che patì anche il carcere per le sue idee politiche. Tanta Hollywood, ma poca dinamica di personaggi e poca indagine sulle contraddizioni, sulle sfaccettature e sulle mille e una implicazioni degli attori e degli uomini di potere che in quel tempo gravitavano dentro e fuori la storia raccontata. Un film da vedere ma, a parere di chi scrive, non indimenticabile.

Voto: 3 su 5

Il trailer del film:

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