Regia: David Wnendt
Cast: Oliver Masucci
Durata: 116 minuti
Nazione: Germania
Distribuzione: Nexo Digital
Cosa potrebbe succedere se Adolf Hitler si risvegliasse improvvisamente in un pomeriggio berlinese, oggi? E’ l’assunto dal quale parte l’adattamento cinematografico del lavoro, campione di vendite, di Timur Vermes “Lui è tornato“. Sicuramente un bel rischio quello che si è voluto assumere il regista David Wnendt, che maneggia un’idea senza dubbio interessante, ma con un coefficiente di difficoltà elevato che avrebbe potuto portare la pellicola sul pericoloso campo minato dell’empatia e della comprensione nei confronti del fuhrer, mitizzando una figura che ancora oggi rappresenta per il popolo tedesco, un tabù. L’Hitler di Masucci è credibile fisicamente (notevole la somiglianza fisionomica) e negli atteggiamenti, risoluto, inflessibile, laconico nell’esprimere le proprie idee. Si muove fiero per le strade della capitale, da luoghi celeberrimi come la Porta di Brandeburgo a scorci di tutti i giorni (edicole, bar); Hitler viene a contatto con giovani, giovanissimi, anziani e famiglie, con reazioni ogni volta differenti. Il lavoro di Wnendt si muove sempre sull’orlo del precipizio, mischiando commedia, documentario, satira, grottesco con una miscela spesso molto vicina alla deflagrazione. “Lui è tornato” rappresenta sicuramente una complessa, seppur a tratti scanzonata, ricerca sociologica, che pone lo spettatore dinnanzi a delle verità scomode ma evidenti agli occhi di molti: la Germania (e l’Europa) attuale non è, per certi versi, troppo dissimile da quella degli anni ’30-’40, con sacche di povertà, razzismo strisciante, la paura per l’immigrato, ma con nuovi mezzi di lobotomizzazione di massa.
Voto: 4 su 5
Il trailer del film: