Recensione: One More Time With Feeling

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Genere: Documentario

Regia: Andrew Dominik

Cast: Nick Cave

Durata: 112 min.

Distribuzione: Nexo Digital

 

Nick Cave, assieme al suo gruppo The Bad Seeds, sta per concludere la sua ultima fatica musicale, quando, nel 2015, il figlio Arthur decide di gettarsi da uno scoglio nei pressi di Brighton. Una perdita improvvisa, che ha inevitabilmente cambiato la visione d’insieme dell’artista australiano. L’autore decide di chiamare il suo amico e regista Andrew Dominik (che ha diretto, tra i tanti lungometraggi, L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford) per raccontare la stesura del suo ultimo album Skeleton tree. Può sembrare un’opera promozionale del disco, con le canzoni  contenute all’interno che vengono mostrate attraverso lo schermo nella prima fase di stesura. Quello che viene fuori è tuttavia qualcosa di estremamente intenso e toccante. La musica funge da accompagnamento e non da elemento principale del documentario. Non è l’album a essere spinto da Dominik a essere al centro della storia, ma le confessioni, i pensieri, i dolori di Cave, che riflettono le sensazioni più comuni quando ci si trova di fronte alla morte: la solitudine e l’abbandono.

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Andrew Dominik riesce nell’impresa di portare a Venezia un documentario sincero, delicato, e tecnicamente raffinato. La prima cosa che colpisce in One More Time With Feeling è mischiare due tecniche distanti nella storia come il bianco e nero e il 3D. Di primo impatto, sembrerebbe un’evidente stonatura, ma la scelta del regista è assolutamente azzeccata. La scala di grigi garantisce la profondità dell’immagine, oltre a ricreare l’inquietudine e le sensazioni provate dagli autori, ma è il 3D ad avvicinare il pubblico e a immedesimarsi nel protagonista della storia, con l’impressione di essere realmente in quelle stanze o nella sala di registrazione. In più il regista riesce a non appesantire la visione dell’opera attraverso movimenti di macchina lenti e stabili e l’uso di inquadrature ferme sul protagonista, dai primi piani a campi medi sull’autore australiano. La tecnica approfondisce il cambiamento in atto di Nick Cave, che comprende di non essere più lo stesso e di aver subìto la tragedia del figlio. Il dialogo dell’artista in auto, in casa, nello studio, con Dominik, qui in una posizione extradiegetica, rappresenta  un flusso di parole che rivela il suo cambio di maschera, affermando che dentro la sua pelle vive una persona diversa, pur ricordando il suo passato e la sua precedente identità. Il risultato è un film assolutamente toccante, che toglie dal piedistallo il personaggio pubblico dal forte carisma svelando gli aspetti privati più umani e autentici. One More Time With Feeling è un documentario da non lasciarsi fuggire, uno dei migliori visti in questa mostra.

 

Voto: 4 su 5

 

Il trailer

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