Recensione: Wolverine: l’immortale

ImmagineGenere: Azione/Fantasy

Regia: James Mangold

Cast: Hugh Jackman, Haruhiko Yamanouchi, Svetlana Khodchenkova, Tao Okamoto, Rila Fukushima

Durata: 126 min.

Distribuzione: 20th Century Fox

 

 

L’eroe più spietato e brutale della Marvel torna sul grande schermo dopo il tragico evento avvenuto nell’isola di Alcatraz (X-Men Conflitto finale), nel quale il soldato dagli artigli affilati sacrifica la sua amata Jean per salvare l’umanità intera dal potere immenso e letale che la donna possedeva. Continuamente turbato dagli incubi di quel fatto, decide di rifugiarsi in luoghi montani con lo scopo di dimenticare il suo passato. Ma il passato prima o poi ti viene a cercare. Yukio, giovane spadaccina dai capelli rosso fuoco, è stata inviata dal suo capo Yashida, proprietario di una delle più ricche imprese di tecnologia del Giappone, per ringraziarlo  di averlo salvato durante l’esplosione di Nagasaki. Per ricambiare quel gesto gli propone un’offerta, possibile grazie alle scoperte in campo biologico che la sua azienda ha potuto compiere: renderlo mortale, ponendo fine alle sue sofferenze. Logan deve tuttavia fare i conti con la Yakuza, potente organizzazione criminale decisa più che mai a possedere il patrimonio del magnate, mettendo continuamente in pericolo la giovane Mariko, nipote e futura leader dell’azienda del nonno e anche con la seducente Viper, mutante in grado di uccidere grazie al suo veleno letale.

Chi si aspetta una pellicola violenta, dove la forza di Wolverine e le scene d’azione si estendono per tutta la durata del film, si sbaglia. Logan in questo momento si trova ad un bivio difficile: è stufo di portare un fardello così pesante come l’immortalità, di vedere i suoi compagni invecchiare, e di non poter vivere una vita normale; dall’atra parte però c’è la paura della morte, che costantemente colpisce l’animo umano, e che spinge la gente a trovare un rimedio a questo problema grazie ai progressi scientifici. Inoltre il personaggio di Wolverine, interpretato da Hugh Jackman, si è evoluto, è diventato più umano perché ha a cuore la sorte della gente a cui vuole bene, e soprattutto cerca di rinchiudere dentro di sé il mostro che per anni ha assecondato, con le conseguenze negative che questa scelta ha portato in lui. Purtroppo questo film difficilmente lascerà il segno. Di difetti ce ne sono, uno tra questi è il personaggio di Viper, che andava certamente esaminato più in profondità, errore già commesso nel precedente X-Men le origini Wolverine (il caso Gambit che nel prequel viene considerato un personaggio marginale). La sceneggiatura è discreta, anche se l’effetto suspense in alcuni punti rende Wolverine: l’immortale divertente e piacevole da seguire (per non parlare delle sorprese che il film riserva al pubblico sia durante che dopo la proiezione). L’azione non manca, come quella sopra il treno a gran velocità, dove la regia di James Mangold (Quel treno per Yuma) ha dato prova di grande capacità e professionalità. Nel complesso un film che ti coinvolge, ma non graffia abbastanza come nei classici fumetti a stelle e strisce.

Voto: 3 su 5

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