Recensione: Infanzia clandestina

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Genere: Storico/ drammatico

Regia: Benjamin Avila

Cast: Teo Gutierrez Moreno, Natalia Oreiro, Ernesto Alterio, Cesar Troncoso, Cristina Banegas

Durata: 112 minuti

Distribuzione: Good Films

Primo lungometraggio per il regista Avila che porta sullo schermo una storia bruciante: l’opposizione dei guerriglieri peronisti, che alla fine degli anni ’70, hanno combattuto strenuamente contro il regime dittatoriale instaurato da Videla, a seguito di un colpo di Stato. Il protagonista Juan (Gutierrez Moreno) è stato cresciuto con principi ferrei, nobili, ma intransigenti. I genitori Horacio e Cristina (Troncoso e Oreiro), oppositori politici ricercati dal regime, vivono in periferia sotto falso nome. Anche Juan ha un altro nome, Ernesto, come il Che. La sceneggiatura, ben scritta e fluida, ha il prezioso valore aggiunto della testimonianza: la storia di “Infanzia Clandestina” si basa su fatti realmente accaduti al regista, in giovanissima età. Avila si approccia al testo senza pretese e senza preconcetti o pregiudizi. Non indica quale sia la parte “giusta”, non indica il confine tra bene e male, tra preferibile e deprecabile. Il regista si muove con la macchina senza essere mai invasivo e sospende il giudizio, non tanto storico quanto morale, indicando allo spettatore i paradossi e le contraddizioni di entrambi gli “schieramenti”, da una parte i guerriglieri dell’organizzazione Montoneros, dall’altra le milizie del regime militare. Lo sguardo è quello ingenuo e senza filtri del piccolo Juan che vede la resistenza e la lotta entrare quotidianamente in salotto, sotto forma di riunioni e di individui che si chiamano “compagni”, con constante ritorno del tema della morte. Morte che lo toccherà da vicino diverse volte. Juan ha però anche un’altra vita, quella di Ernesto, che frequenta la scuola, che si muove al parco, che conosce e frequenta bambini e bambine della sua età. Un film senza dubbio necessario, fatto anche di originali espedienti stilistici, come ad esempio rendere a fumetto le scene più sanguinose e truculente. Un esordio davvero folgorante per Benjamin Avila.

Voto: 4 su 5

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