Quale futuro per il cinema?

Il cinema ha un futuro? E se lo ha, quali sono gli scenari possibili? La sala come spazio cinematografico di fruizione esisterà negli anni a venire? Sono solo alcune delle domande alle quali il camposcuola “Il cinema che viene”, organizzato in quel di Lurisia Terme (CN) dal 29 luglio al 2 agosto scorso da ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) e ANCCI (Associazione Nazionale Circoli Cinematografici Italiani) in collaborazione con la Delegazione ANCCI Piemonte, ha provato a dare una risposta attendibile in una logica profondamente maieutica e di dibattito con i partecipanti giunti, oltre che dal Piemonte, dal Triveneto, dalla Liguria, dalla Toscana, dal Lazio.  sala cinematografica-2Il camposcuola, giunto alla sua 22ma edizione, ha visto il succedersi di diversi relatori, Arianna Prevedello, Leonardo Margaglio, Daniele Gaglianone, Andrea Guglielmi, Matteo Asti, quest’ultimo docente presso l’Università Cattolica di Brescia, che ha sviscerato a fondo dati e statistiche su una ricerca portata avanti su un campione decisamente allargato di 4000 italiani; ricerca che ha puntato i riflettori sulla consumazione di film dentro e fuori la sala, con uno sguardo a tutto tondo al mercato, dalle pay-tv alle tv generaliste, dall’acquisto dei dvd al noleggio, passando per la pirateria e le piattaforme di fruizione legali. I numeri sono stati sorprendenti, ponendo l’accento su quanto il mondo del cinema sia in continua trasformazione ed i target di possibili spettatori latamente variegato. Forti contrazioni per l’acquisto di dvd “fisici”; nell’ultimo anno in Italia l’acquisto di dvd nei negozi e store on-line specializzati (LaFeltrinelli, dvd.it, etc) è calato di una percentuale che oscilla tra il 21 ed il 34%,. In contrazione è anche il dato dei noleggi, in caduta libera: l’ultimo dato parla di un ulteriore -26% rispetto all’anno precedente. Non possono dormire sonni tranquilli nemmeno le pay-tv che aumentano gli introiti sulla vendita di pay-tv – pacchetti (+12%, parliamo di pacchetti cinema Sky e Mediaset Premium) ma perdono proventi su film-pay tv (-31%, parliamo dei servizi “Sky prima fila” e “Premium play”). La ricerca ha coinvolto tipologie molto differenti di spettatori, dai pensionati agli studenti, dalle casalinghe agli impiegati, dividendo i frequentatori di sale in base al numero di presenze annue: si va dai “cinemai” con 0 presenze all’anno, che sono il 46% del campione ai cinemad (i “cinepazzi”) con una presenza in sala dalle 11 alle 20, che sono il 4%. Nel range intermedio tutti gli altri (cinemeno – 1/2 volte all’anno, cinemedio – 3/4 volte all’anno, cinemolto 5/10 volte all’anno). Con l’avvento delle multisale, alla fine degli anni ’90 sembrava scritto il futuro, o meglio, il non futuro delle piccole sale di paese (i c.d. monoschermi o sale di profondità) che hanno visto ridimensionarsi presenze e incassi. La messa da requiem pareva già suonata ma così non fu, o almeno, non nelle dimensioni preventivate. Con l’avvento delle molte piattaforme (e con lo spauracchio incontrastato della pirateria sulla quale torniamo più sotto) quanto pubblico si addensa ancora nelle sala cinematografiche? Schermata 2015-08-09 alle 12.40.22Ad un primo sguardo lo scenario potrebbe rivelarsi drammatico, con una percentuale di spettatori che gode di un film in sala intorno ad un miserrimo 2%: tradotto “oggigiorno soltanto il 2% dei fruitori un film se lo gode al cinema, il restante 98% preferisce altri modi, altre piattaforme, altri spazi”. Ma quali sono questi altri spazi? A sorpresa, a danno di chi ripete che la tv è morta, il 68% degli italiani preferisce gustarsi un film in tv, sulle reti generaliste, un consumo molto differente dal 17% che preferisce i pacchetti proposti dalle pay-tv. Secondo molti addetti ai lavori, la percentuale di frequentatori delle sale è diventata tanto esiziale da non poter più scendere nel numero di presenze. Dunque il cinema come luogo fisico non è più di moda ma conta ancora un bacino di quasi 300mila italiani frequentatori più o meno assidui (con un’incidenza di cinemad e di cinemolto che incidono del 70% sugli incassi totali delle sale). La fruizione sta cambiando, le piattaforme si moltiplicano, siamo di fronte ad un futuro ipertopico, con una moltitudine di dispositivi pronti a proiettare un film, dal cellulare al tablet, con gli spettatori sempre più protesi ad un fare più che ad un assistere, più ad un agire che ad un guardare. Il cinema è di fronte ad una sua rilocazione (sentirsi al cinema pur non essendo al cinema) basti pensare alle arene estive, ai sistemi sempre più performanti di home-cinema (per fermarci ad esempi semplici e diretti) ed è di fronte ad un’espansione, ad una sua deflagrazione, con un aumento della logica transmediale di produzione dei contenuti, che apre a nuove forme di immagini non fotografiche, backstage, critiche, trailer. Il cinema come luogo fisico non morirà ma dovrà necessariamente aprirsi alle esigenze di un pubblico in continua evoluzione. E la pirateria? Da molti considerata un cancro per l’industria della settima arte, è davvero il nemico pubblico numero uno come vogliono farci credere? La ricerca apre uno squarcio su un tema scottante, senza pregiudizi e preconcetti tralasciando, per un momento, la dimensione etica e legale del fenomeno. L’8% degli italiani (stimati in 1milione e 200mila unità, quattro volte i frequentatori di sale cinematografiche!!) preferisce fruire di film scaricati od in streaming. Ma se riuscissimo per un attimo ad estirpare istantaneamente la piaga della pirateria, l’industria del cinema ne avrebbe un ritorno tangibile?bandiera-pirati Una statistica portata avanti qualche anno fa comparò gli incassi delle major prima e dopo la chiusura del colosso pirata “Megaupload” (2005-2012); l’aumento del business si registrò solamente per i maggiori blockbuster, mentre l’impatto fu addirittura negativo per le opere di qualità poco pubblicizzate, come a dire che la pirateria non solo non danneggiava l’industria ma per il segmento “di qualità” agiva addirittura come cassa di risonanza. La pirateria per anni è stata combattuta in modo puerile (oscurare i siti pirata) senza mai combatterla con mezzi davvero efficaci. Una strada potrebbe essere Netflix che giungerà presto in Italia, un modo di fruire di cinema a prezzi competitivi, con una qualità ottimale di visione ed una scelta vastissima. Moltissime le sfaccettature di un universo che cangia senza soluzione di continuità, ed in tempi brevissimi. Una evoluzione tanto veloce che questo pezzo sarà vetusto probabilmente entro un paio di mesi! 🙂

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. datraversa ha detto:

    Bell’articolo, completo ed esaustivo. Internet ha cambiato totalmente il mondo del cinema ed il modo di godere dei prodotti della settima arte. Io ripongo molte speranze in piattaforme come Netflix per il futuro del cinema, ma non posso e non voglio immaginare un futuro dove la sala cinematografica, già ampiamente in ribasso, scompaia del tutto o quasi. Perché il film proiettato in sala rappresenta l’essenza stessa della pellicola. Purtroppo, per ragioni economiche e di tempo, o anche per problemi di distribuzione, è difficile frequentare davvero assiduamente le sale cinematografiche, ma non credo che per questo siano destinate a “scomparire”.

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    1. mattiabertaina ha detto:

      Sono d’accordo, la magia di una proiezione nel buio e nella sacralità della sala è impagabile. Nonostante i dati non così rosei sono fiducioso che le sale sapranno ancora una volta restare un presidio culturale fondamentale ed irrinunciabile! 🙂

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