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I migliori film del 2015 (by Riccardo)

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Eccoci con il resoconto di quest’anno cinematografico appena passato. Come sempre, verranno valutati solo i film che sono usciti in Italia nel 2015. Se mancano all’appello alcune pellicole interessanti (senza far alcun nome), è perché queste non sono state (per ora) in programmazione nelle sale. Piccola premessa: è dura fare una classifica sui film più belli, perché ciascuno trasmette emozioni particolari, che è difficile affermare se uno è migliore dell’altro. Uno può provocare empatia, dolore, rabbia, paura, tristezza, gioia, disgusto (ecco, vi ho appena rivelato uno della classifica, cavolo :)), tuttavia solo alcuni sono riusciti davvero a tenermi incollato davanti alla poltrona con il desiderio che quelle immagini non finiscano mai. Detto ciò, ecco la top 10:

10 – Il ponte delle spie

Bentornato Steven Spielberg. Con Il ponte delle spie si racconta la vicenda di James B. Donovan, un avvocato che deve difendere un uomo accusato di essere una spia sovietica. Un film che rappresenta “un uomo tutto di un pezzo”, capace di difendere la democrazia con le unghie e con i denti, e di mostrare una certa forza morale ed etica che nessuno in quel periodo aveva negli Stati Uniti. Un film sulla giustizia, la morale, tutti incarnati non in uno Stato, ma nel personaggio interpretato da Tom Hanks. Da vedere. (la recensione)

9 – Mia Madre

Nanni Moretti torna con un film autentico, autobiografico e lontano dalla politica (anche se non mancano i riferimenti a eventi sociali di forte attualità). Due personaggi che vivono diversamente il ricovero in ospedale della madre. Oltre al tema del dolore e del lutto (trattato con la delicatezza come ne “La stanza del figlio”), non mancano le scene esilaranti, con un fantastico John Turturro che interpreta con espressività e ilarità il miliardario italo-americano che acquisisce lo stabilimento. (la recensione)

8 -Youth

Senza accendere la miccia che andrebbe avanti per giorni, non c’è dubbio che Sorrentino venga apprezzato più all’estero che in Italia. Youth è il film che è riuscito a mettere insieme una storia dal forte impatto emotivo e una messa in scena che si avvicina al suo precedente lavoro “La grande bellezza”. In più mettici attori di grande livello come Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Jane Fonda e Paul Dano, e il gioco è fatto.  (la recensione)

7 – Il racconto dei racconti

Il più bel film italiano è sicuramente quello di Garrone. Coraggioso, particolare ed enigmatico, con un tocco bucolico che lo rende affascinate, Il racconto dei racconti ci porta in un mondo fantastico lasciandoci comunque con i piedi per terra. Il regista ci racconta una favola rimanendo distaccato, lasciando muovere i personaggi con assoluta grazia come in una giostra antica, dove ognuno dei protagonisti è interconnesso con l’altro dall’inizio alla fine. (la recensione)

 6 – The Imitation Game

Uscito dalla sala a Gennaio, sapevo che questo film avrebbe resistito. The Imitation Game funziona sia dal punto di vista del contenuto, sia nella costruzione dello stesso personaggio interpretato da Benedict Cumberbatch, capace di dare carisma e profondità a un personaggio davvero complesso. Dal rapporto con il passato a quello con la società del tempo, il film di Morten Tyldum che  difficilmente si dimentica, grazie a una tematica di forte attualità, nonostante questa pellicola sia ambientata durante e dopo il secondo conflitto mondiale. (la recensione)

5 – Foxcatcher

Può un attore come Steve Carell uscire dalle note comiche e passare in uno spartito dal forte tono drammatico? Di istinto uno pensa di no. È difficile toglierselo di dosso da film come Una settimana da Dio, Un’impresa da Dio e 40 anni vergine. Dopo Foxcatcher, è molto probabile che uno cambi totalmente idea nei suoi confronti. John Du Pont è un personaggio all’apparenza innocuo, vittima della madre che vede in lui il fallimento di un’intera famiglia, vista la scelta di abbandonare lo sport di nicchia come l’equitazione per uno meno nobile come la lotta. Un film estremamente potente, che riflette il desiderio morboso americano di sottomettere l’altro, vincendo a tutti i costi. (la recensione)

4 – Birdman (o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza)

Ci stiamo avvicinando al podio. Al quarto c’è Birdman, che ha vinto gli Oscar più importanti dell’anno passato, dalla regia a quella come miglior film. Regia sublime, con l’uso del piano sequenza per tutto il film, che sottolinea la bravura di Alejandro González Iñárritu a rendere fruibile un lungometraggio per nulla semplice da portare sullo schermo. Un film completo per via del rapporto che l’attore Riggan Thompson ha con il proprio personaggio a lungo interpretato, che, nel caso del protagonista, arriva a tal punto da fondere entrambe le personalità. (la recensione)

3 – Mad Max: Fury Road

Eccoci con il podio. Al terzo posto c’è, senza ombra di dubbio, il capolavoro di George Miller Mad Max: Fury Road. Non è un azzardo, ma in questo film c’è tutto: azione, adrenalina, ma anche tragicità e dolore. La scelta azzeccata della fotografia, con quei toni accesi e contrastanti come l’arancio e l’azzurro, e del montaggio, dinamico quanto basta per tenerti incollato davanti allo schermo, e le interpretazioni incredibili di Tom Hardy e Charlize Theron, dimostra come il film riesca a trasmettere   forza e carattere dall’inizio alla fine. Non consigliato ai palati fini, consigliassimo a quelli che vogliono fuoriuscire dall’ordinario per una realtà folle e bizzarra. (la recensione)

2 – Inside Out

Al secondo posto c’è la perla della Pixar Inside Out. Il film diretto da Pete Docter, mostra la crescita di Reilly da un punto di vista insolito. Non è esterno, come nei racconti di narrativa tradizionali, ma è proprio all’interno della mente della protagonista, attraverso le cinque emozioni  Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia. Assistiamo alla crescita della bambina, passando dalla veste più usuale come quello in terza persona, arrivando poi ad avere una visione strettamente personale. Un film che  mostra la qualità di una casa come la Pixar che continua a sorprenderci film dopo film.  (la recensione)

1 – Whiplash

Il gradino più alto va a lui, il film più bistrattato nel nostro paese, vittima (ahimè) di una cinquantina di sfumature dal color grigio che ha monopolizzato la distribuzione nelle sale nostrane. Uscito in 24 sale, Whiplash è un’opera straordinaria. Straordinaria sia nella musica, che nella regia, con un montaggio sia visivo che sonoro che non lascia indifferente lo spettatore. In più l’interpretazione di  J. K. Simmons è qualcosa di impeccabile, a livello del Sergente Maggiore Hartman di Full Metal Jacket, che lascia qualcosa di indelebile in questo lavoro. Difficile pensare al film senza di lui, ma su una cosa si è certamente d’accordo: Whiplash è uno spartito perfetto. Sensazionale (la recensione)

Sorpresa del 2015: Perfect day

Perfect day è la sorpresa del 2015 perché ha il merito di mettere in luce la guerra da una diversa prospettiva. Mischia con intelligenza drammaticità e commedia, in un equilibrio tra i generi garantito grazie a una sceneggiatura priva di falle, che garantisce una fruizione del film assolutamente leggera e scorrevole. Il cast aiuta notevolmente la fruizione del film, grazie all’interpretazione straordinaria di Benicio Del Toro e Tim Robbins. Un piccolo gioiellino da valorizzare, senza dubbio (la recensione)

Delusione del 2015: Jurassic World

Immaginatevi di entrare in sala e vedersi annientare un’intera infanzia in due ore. Ecco, Jurassic World è riuscito nel suo intento. La magia che Spielberg aveva mostrato nel primo epico viaggio verso le isole maledette e popolate dai dinosauri, è stata dissolta dalla volontà di esibire anziché di raccontare. Nulla da eccepire sulla tecnica, il resto è da dimenticare: personaggi stereotipati fanno all’osso, una storia non adeguata al contesto storico attuale, Jurassic World esce da vincitore solo nel botteghino, ma torna a casa arrancante e pieno di graffi. (la recensione)

Altri film da consigliare

– Non essere cattivo

L’ultimo film di Claudio Caligari attua una descrizione minuziosa e reale sia del contesto periferico romano, dove i personaggi vengono relegate al di fuori delle città, in modo che tutti possano scordarsi di loro e ritenere che tutto appartenga a un vago ricordo. L’esito è la completa mancanza di tutele, e l’unico modo per sopravvivere è di “essere cattivi”. Film che ha sorpreso a Venezia per la sua assoluta autenticità. (la recensione)

– Hungry Hearts

Saverio Costanzo con  Hungry Hearts, mostra qualcosa di estremamente potente dal punto di vista del contenuto, nonostante l’apparente “semplicità” tecnica (dove tutto è girato con una telecamera a spalla). Non solo la storia coinvolge, ma ti lascia quell’amaro in bocca per molto, molto tempo. Le vicende che coinvolgono i due protagonisti, Jude (interpretato da Adam Driver, che voi lo avrete sicuramente conosciuto nei panni di Kylo Ren in Star Wars) e Mina (interpretata da Alba Rohrwacher), sono di un’autenticità e realismo che sarebbe impossibile non coinvolgere emotivamente lo spettatore. (la recensione)

– The Babadook

Babadook è un film che non lascia indifferenti. La bellezza di questo lavoro sta nella lenta trasformazione stilistica e contenutistica del film. Da una prima parte drammatica, che racconta le difficoltà della famiglia a seguito della scomparsa del padre, si passa a una fase più psicologica, tipica degli horror anni ’70. Di rado si vedono film di questo genere, che traumatizzano lo spettatore in maniera così imponente. Uno dei migliori horror degli ultimi anni. (la recensione)

– Suburra

Sollima riporta il cinema di genere da tempo dimenticato in Italia. Con Suburra, il regista racconta Roma diversa da quella che spesso si conosce, una città oscura, ingrata, impotente rispetto a quello che succede. E lo fa con un cast che riesce a dare spessore ai personaggi, da Pierfrancesco Favino a Elio Germano, Alessandro Borghi e Greta Scarano. Da non lasciarselo scappare. (la recensione)

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