Recensione: Tutto quello che vuoi

Genere: Commedia

Regia: Francesco Bruni

Cast: Giuliano Montaldo, Andrea Carpenzano, Arturo Bruni, Vittorio Emanuele Propizio, Donatella Finocchiaro

Durata: 104 min.

Distribuzione: 01 Distribution

 

 

 

 

 

Alessandro è un ragazzo svogliato, all’apparenza insensibile agli occhi della gente. Litiga spesso con il padre, che lo esorta a venire a lavorare con lui vista la sua carriera scolastica interrotta prima della maturità. Lui non vuole certamente guadagnare quei due spicci che il papà si presta a guadagnare onestamente. Meglio vivere la giornata in compagnia degli amici, anche loro svogliati e senza prospettiva, che nel centro di Roma se ne stanno seduti o al bar o sulle scalinate capitoline in attesa di combinare qualcosa, che siano furti o risse tra coetanei non fa differenza. All’ennesimo fermo, il ragazzo viene costretto a fare da balia a un signore a qualche isolato da casa sua. Giorgio, un anziano ottantenne con un passato da poeta, vive da solo in casa, nonostante l’alzheimer che degenera di giorno in giorno. Per fortuna, con l’aiuto della figlia, riesce a muoversi in completa autonomia, e l’arrivo di Alessandro sembra dargli maggiore vitalità, una nuova giovinezza con le memorie del suo passato che riaffiorano piano piano nel corso delle giornate passate insieme.

Tutto quello che vuoi è la terza opera di Francesco Bruni, sceneggiatore di moltissime commedie di Paolo Virzì e di longometraggi a sfondo comico di Ficarra e Picone. Non ci sono dubbi sulla qualità di scrittore cinematografico di Bruni, e da questo film è possibile notare la sua enorme capacità di focalizzarsi su specifiche situazioni e su uno sviluppo costante dei suoi protagonisti, che qui riescono ad avere ampio spazio e respiro crescendo esponenzialmente con il proseguo della storia. Moltissime commedie italiane spesso non funzionano per un cortocircuito non solo narrativo, di contenuto, ma anche per quanto riguarda il contesto che il lungometraggio riflette. A volte manca un’accurata scrittura, con personaggi inseriti al solo scopo di strappare qualche risata al pubblico, e in alcuni casi risulta che il film non parli alle diverse generazioni, o, ancora più grave, non racconti la società completamente trasformata di fronte a diversi stilemi che ancora oggi si utilizzano sulla scena. Francesco Bruni con questa pellicola illustra invece due generazioni a confronto, due personaggi alienati rispetto al mondo circostante, e allo stesso tempo si rivolge a entrambi, senza distinzione.

I due sono agli antipodi, sono contrastanti sotto l’aspetto culturale e sociale, ma condividono una solitudine interiore che non dipende dalla loro condizione, perchè concerne il loro ruolo attuale nel flusso costante della vita. Sembrano fermi in un punto da molto tempo (chi nella scalinata e chi nella propria poltrona di casa) mentre il globo ha continuato a girare in loro assenza. La domanda “Chi è Alessandro?”, che spesso si collega alla malattia degenerativa di Giorgio, che non riconosce nell’immediato il ragazzo durante la sua permanenza nell’appartamento, assume un’ulteriore significato, che si avvicina di più al concetto di identità più personale, interiore del giovane, che non sa davvero se muoversi da quel punto e andare avanti, o rimanere immobile e attendere che le occasioni, o le disgrazie, gli piombano dal cielo. Solamente quando emerge il ricordo, gli eventi della Seconda Guerra Mondiale nell’Appennino tosco-emiliano, che il ragazzo cerca in qualche modo di comprendere il tormento di Giorgio degli ultimi anni, e di colmare una distanza che non è solamente una questione d’età, ma che rappresenta sia la conoscenza (la cultura), che la coscienza stessa di Alessandro (i valori). Tutto questo avviene in una seconda parte che trasforma una semplice commedia riflessiva sulla  in un road movie vecchio stampo, quando la meta non è tanto un oggetto da ritrovare, quanto la ricerca di se stessi. 

In Tutto quello che vuoi non mancano i momenti sarcastici, le risate, situazioni paradossali, e non mancano soprattutto i tratti drammatici e di commozione, il tutto mischiato in maniera egregia dal tocco sensibile del suo autore, che non eccede in falsi sentimentalismi, creando una storia autentica e speciale.    

Voto: 4 su 5

Il Trailer

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