Recensione: Il grande e potente Oz

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Genere: Fantastico/Avventura

Regia: Sam Raimi

Cast: James Franco, Mila Kunis, Michelle Williams, Rachel Weisz

Durata: 127 min

Distribuzione: Walt Disney Pictures

 

Oscar Diggs (James Franco) è un illusionista, un corteggiatore, ma soprattutto un truffatore, che cerca di adescare il pubblico della fiera nel suo tendone per racimolare un po’ di soldi per vivere. Il suo sogno però è di diventare un grande mago, cercando di fondere le abilità illusorie di Hudini con quelle tecniche di Edison. Nel tentativo di scappare da un “collega” dopo aver tentato di sedurre la sua donna, il giovane Oz (l’acronimo del suo nome) si precipita su una mongolfiera, inconsapevole delle condizioni atmosferiche drammatiche. Da lì in avanti inizia la sua straordinaria avventura, rappresentata in primis dal tornado, che simboleggia l’insieme dei difetti e delle inquietudini umane, e che lo catapulta nel regno di Oz, un mondo a lui sconosciuto e surreale. Il regno era in una condizione di crisi, dovuta dalla morte del re e della mancanza di un degno successore. Secondo una profezia l’unico che poteva portare la pace doveva essere un mago che veniva dal cielo, e per compiere l’impresa doveva sconfiggere la strega cattiva, che aveva attentato alla vita del re. Il giovane, invaghito del tesoro reale, accetta l’incarico, consapevole di non possedere alcun potere soprannaturale ma ignaro delle insidie che avrà davanti al suo viaggio.

Il grande e potente Oz, diretto da Sam Raimi, conosciuto per la trilogia dell’Uomo Ragno, è un film che ti riesce a trasportare, a renderti partecipe di un’illusione che parte fin dai primi fotogrammi. Già dalle battute iniziali il film si trasforma in uno spettacolo di pura magia, trascinando lo spettatore prima indietro nel tempo (precisamente nel 1905) per poi passare, in compagnia di Oz, a uno spazio incantato, bucolico, mistico, quasi spirituale. Il 3D in questo caso è stato fondamentale nella visione del film, immergendo il pubblico all’interno di Oz, vivendo le emozioni che il protagonista prova nel vedere lo splendore e la magnificenza di quel regno. Inoltre il personaggio di Oscar Diggs è la proiezione dell’uomo contemporaneo, talmente vittima del successo e del denaro, da non distinguere gli aspetti più rilevanti da quelli superflui. Tuttavia sarà quel percorso dai mattoni gialli a trasformarlo, passando dall’uomo egoista ed egocentrista a una persona migliore, che ha a cuore il destino del regno e degli abitanti che credono ciecamente in lui.  Dal punto di vista puramente tecnico, la scelta di passare dal bianco e nero (con un’inquadratura 4/3) a dei colori accesi, marcati (con l’inquadratura 16/9) è stata innovativa e per certi versi inaspettata. In questo modo il regista ha voluto porre l’accento sulle differenze che questi due mondi (il Kansas e Oz) possiedono. Da un lato una società sbiadita, priva di valori se non quelli di tipo individualistico, dall’altro un universo rispettoso di ogni essere vivente, che spera di poter cambiare da una condizione di oppressione e di paura. Ultimo, ma non per importanza, è l’omaggio, com’è già successo nel film di Scorsese “Hugo Cabret”, al Cinema, una delle invenzioni che ha cambiato la cultura contemporanea, capace di illudere lo spettatore attraverso la cornice dello schermo e di trasformare un uomo privo di particolari qualità in un grande e potente mago.

Voto: 3,5 su 5

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