Recensione: Elysium

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Genere: Fantascienza

Regia: Neill Blomkamp

Cast: Matt Damon, Jodie Foster

Durata: 109 min.

Distribuzione: Warner Bros

 

 

2154. La Terra, degradata a causa del sovrappopolamento e dell’inquinamento, induce la classe agiata a costruire Elysium, una stazione che orbita intorno al pianeta dove non c’è malattia che possa essere curata e dove vige il benessere e la stabilità. La popolazione rimanente vive invece in condizioni disastrose, dove la criminalità raggiunge livelli sproporzionati. Per controllarli, gli abitanti di Elysium assegnano a delle macchine (costruite tra l’altro sulla Terra dagli umani stessi) il preciso compito di mantenere l’ordine e di impedire loro di raggiungere la stazione. Tutto sembra filare liscio finché un giorno non accade un incidente: Max (Matt Damon), un operaio che deve scontare una pena per furto, viene investito di radiazioni mortali durante la catena di montaggio dei droni. L’unico modo per salvarsi è raggiungere il luogo proibito, dove si trovano i macchinari appositi per poterlo guarire.  Ha solo 5 giorni di tempo prima che le radiazioni distruggano gli organi interni e per arrivarci deve stipulare un accordo con dei criminali, i quali possiedono dei sistemi avanzati per poter bypassare il controllo centrale. Ma dovrà fare i conti con la segretaria Delacourt (Jodie Foster), intenta a usare qualsiasi mezzo per impedire che nessuno giunga sulla stazione orbitante.

Neill Blomkamp, dopo il successo di District 9, ritorna sul grande schermo raccontando una storia molto più attuale rispetto al tempo in cui è ambientato. Anche se molto accentuato, la divisione tra una piccola parte di persone agiate e la restante porzione proveniente da un ceto medio-basso ti conduce in una riflessione profonda riguardo all’ingiustizia sociale che, soprattutto in questi ultimi anni, è visibile senza alcun filtro. Come nel suo precedente film, dove la storia (l’Apartheid) intreccia la fantascienza (l’arrivo degli alieni sulla Terra) in una spirale armonica ma allo stesso tempo angosciosa, anche in Elysuim si può notare questa struttura a due volti, anche se la descrizione dei dettagli e del contesto non raggiunge lo stesso livello. Viene narrato un pianeta privo di vita, una Los Angeles distrutta dalla civiltà stessa, che cercando solo il profitto è degenerata dal punto di vista dei valori. Che questo sia una critica alla società contemporanea non c’è alcun dubbio, dal momento che la forbice continua sempre di più ad allargarsi. L’unica pecca di questo film sta nella seconda parte, dove si abbandona la descrizione per far posto all’azione, che dal punto di vista formale non ha nulla da invidiare alle pellicole fantascientifiche, ma che certamente, visto l’obiettivo che si era prefissato il regista (raccontare la realtà attraverso il futuro), non era necessario. Jodie Foster dimostra di essere un’attrice formidabile, capace di incanalare in un solo personaggio tutti i difetti dell’uomo moderno. Per quanto riguarda Matt Damon, un‘interpretazione discreta, ma che non colpisce come nei suoi ultimi film.

Voto: 3 su 5

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