Pasolini 40 anni dopo – Salò e le 120 giornate di Sodoma

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Il 2 novembre del 1975 è l’anno dell’assassinio di Pier Paolo Pasolini, una notizia che sconvolse la cinematografia e per la letteratura italiana. Salò o le 120 giornate di Sodoma è l’ultima pellicola dell’autore, opera postuma, controversa, urticante, destinata ad ammantarsi di un’aura del tutto particolare a causa della morte drammatica di Pasolini.
Nel giorno del 40° anniversario della morte di Pasolini, lunedì 2 novembre, la Cineteca di Bologna distribuirà nelle sale italiane e in DVD il nuovo restauro di Salò o le 120 giornate di Sodoma.

Locandina_SaloUn film oggetto ancora oggi delle critiche da quarant’anni a questa parte, e ora finalmente tornato a vivere grazie al restauro, realizzato dalla Cineteca di Bologna e da CSC – Cineteca Nazionale, in collaborazione con Alberto Grimaldi, e al coraggioso Leone per il miglior film restaurato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, primo riconoscimento mai ricevuto dal film.

Al cinema, per la distribuzione nelle sale dei classici restaurati, Salò si arricchirà della preziosissima intervista a Pasolini – conservata e messa a disposizione da Cinemazero di Pordenone – che il giornalista e amico Gideon Bachmann gli fece durante le riprese di questa cruciale ultima opera, di cui dà una fondamentale chiave di lettura.Tutte le proiezioni in sala di Salò saranno precedute da un breve montaggio dell’intervista a Pasolini sul set, che si potrà invece trovare in versione estesa tra i contenuti extra dell’edizione home video.

Pasolini ambienta Salò o le 120 giornate di Sodoma, ispirato al libro di De Sade, nell’Italia settentrionale a cavallo tra il 1944 e il 1945, durante la Repubblica Sociale Italiana. Nel prologo, Antinferno, quattro autorità repubblichine – il Duca, il Vescovo, il Presidente di Corte d’Appello e il Presidente della Banca Centrale –, riunite a Salò incaricano le SS e la milizia di rapire un gruppo di ragazzi e ragazze. Dopo avere selezionato i più avvenenti, si chiudono con loro in una villa nei pressi di Marzabotto, presidiata da un manipolo di soldati. Impongono per 120 giornate le leggi crudeli di un regolamento che sottomette i ragazzi a ogni genere di violenza sessuale e psicologica. Tre ex prostitute e una pianista accompagneranno gli ‘intrattenimenti’ raccontando le proprie espe- rienze sessuali nella Sala delle Orge. Di orrore in orrore, di efferatezza in efferatezza, si susseguono così tre gironi infernali di stupri, umiliazioni e sevizie: il Girone delle Manie, il Girone della Merda e il Girone del Sangue, dove vengono designate le vittime dello sterminio finale.

Il ritorno nelle sale italiane e la pubblicazione in DVD di Salò rappresentano una delleSalo_39 numerose iniziative per ricordare la figura di Pasolini nel quarantennale della scomparsa, all’interno dell’ampio calendario di manifestazioni coordinate per l’occasione dal Ministero dei beni e delle attività culturali. Pasolini sceglie come di consueto attori presi dalla strada, soprattutto per le parti secondarie, e al loro fianco pone un articolato cast di attori professionisti: Paolo Bonacelli, Giorgio Cataldi, Uberto P. Quintavalle, Aldo Valletti, Caterina Boratto, Elsa De Giorgi, Anna Recchimuzzi.

Salò appare ancora – come nella definizione dell’autore – “un mistero medievale”, un film che anche oggi può risultare incomprensibile. Da qui la scelta condivisa di Cinemazero, Cineteca di Bologna e CSC – Cineteca Nazionale di aprire il restauro con le parole dell’intervista fatta a PPP da Bachmann nel maggio 1975, a riprese praticamente concluse: con le parole di Pasolini a introdurlo, il film risulta fruibile e ancor più tremendamente attuale: “Il film è preso da Le 120 giornate di Sodoma di De Sade, ma è ambientato durante la Repubblica di Salò, cioè tra il ’44 e il ’45. Quindi c’è molto sesso. Ma il sesso che c’è nel film è il tipico sesso di De Sade, la cui caratteristica è esclusivamente sadomasochistica, in tutta l’atrocità dei suoi dettagli e delle sue situazioni. A me questo sesso interessa come interessa a De Sade, per quello che è, ma nel mio film tutto questo sesso assume un significato particolare ed è la metafora di ciò che il potere fa del corpo umano. La mercificazione del corpo umano, la riduzione del corpo umano, è tipica del potere, di qualsiasi potere. Quindi il mio film è un film contro qualsiasi forma di potere e precisamente contro quella che io chiamo l’anarchia del potere, ed è questa la ragione per cui ho scelto Salò e la Repubblica fascista di quel periodo, perché mai come in quel momento il potere è stato anarchico, arbitrario e gratuito, potendo fare qualsiasi cosa”.

 

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