Recensione: Siam Square

Genere: Horror

Regia: Pairach Khumwan

Cast: Eisaya Hosuwan, Nutthasit Kotimanuswanich, Morakot Liu, Ploy Sornarin 

Durata: 112 min.
 

 

 

 

 

La piazza Siam è il luogo centrale dell’adolescenza. Un posto nel quale radunarsi e di condivisione, ma è soprattutto il centro nel quale si svolge la loro vita scolastica, perchè è proprio lì che avvengono gli esami di ammissione per le varie Università. Attorno a questo rito accademico che riguarda migliaia di studenti, c’è una leggenda che scorre nei corridoi di quella scuola. Forse una diceria popolare, un modo per spaventare gli alunni già stressati da quel test che decreterà il loro futuro. Secondo il mito, per poter sostenere positivamente il test, è necessario legare degli spaghi rossi attorno a uno dei banchi dell’aula, dove si dichiara che trent’anni prima una giovane studentessa scomparve improvvisamente dalla circolazione. Solo l’anima, lo spettro maligno della ragazza permane in quel tragico banco, e non si darà pace finchè un gruppo di giovani comincia a indagare il suo passato per scoprire se esiste o meno un’alternativa a queste sparizioni nella di Bangkok.

Siam Square è un film da tenere d’occhio per chi è amante di questo genere cinematografico. Non tanto per la storia, che ricorda moltissimo opere come The Ring o il recente It Follows, con le giovani generazioni vittime o carnefici all’interno di storie complesse e dense di riferimenti di attualità sociali. La sopresa riguarda la provenienza geografica di questa pellicola, con la Thailandia a portare sullo schermo un prodotto assolutamente godibile sotto l’aspetto narrativo e articolato sotto l’aspetto strutturale e tecnico. La fotografia di questo film racchiude in essa le sensazioni e i timori dei protagonisti, una paura che circonda l’ambiente circoscritto della scuola infestata da questo spirito, ma che non si ferma certamente qui, perchè attorno a questo racconto viene mostrato l’ignoto che rappresenta la nostra stessa comunità. Il “chi si cela dietro allo schermo dello smartphone” reale, equivale al “chi si nasconde dietro a quella visione che solo alcuni ragazzi percepiscono”. Le ombre, gli errori del presente si intrecciano con quelli del passato, mostrando le fragilità e le incongruenze in età adolescenziale che sono accomunate nel tempo da quel filo rosso “reale” che viene appoggiato in quel banco di scuola e che si stringe nei polsi dei ragazzi nel momento dell’appartizione del fantasma.

Il lungometraggio, nonostante i pregi, possiede le tipiche imperfezioni che spesso si trovano in questo genere, soprattutto in cui ci si trova a inserire, nell’ambito dell’horror, troppi dettagli da poter essere esplicitati e spiegati alla fine del film. Tuttavia, a differenza del caso di Bluebeard dove a incidere nella storia è stato questo connubio stilistico di thriller e paura a rendere impossibile non solo l’immediatezza emotiva e l’immedesimazione nei personaggi, in Siam Square la semplicità narrativa, aiutata da una regia sicuramente all’altezza del racconto illustrato, è riuscita a portare un crescente livello di suspense e di tensione ai livelli dei classici cult cinematografici e con grossi riferimenti alle grandi storie del passato, dal rumore del cinescopio delle televisioni a tubo catodico, all’uso attento delle musiche e della telecamera che lascia spazio all’incognito su cosa potrà accadere di lì in avanti.

Voto: 3 su 5

Il Trailer 

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