Recensione: Star Wars – Gli ultimi Jedi

star wars - gli ultimi jediGenere: Fantascienza

Regia: Rian Johnson

Cast: Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Andy Serkis, Lupita Nyong’o, Laura Dern, Benicio Del Toro

Durata: 152 min.

Distribuzione: Walt Disney

 

 

Il Primo Ordine sta dominando la guerra contro la Resistenza, a tal punto da essere a un passo da cancellarla definitivamente dalla galassia. Quel poco che rimane si trova nelle mani di Rey, la giovane Jedi che ha deciso di cercare l’unico in grado di dare una svolta decisiva allo scontro: Luke Skywalker. La ragazza è lì, di fronte a lui, un uomo che non è più quello di una volta. Non si sente più la Forza, non si percepisce più quel flusso che tiene unito tutto, dal più piccolo atomo presente al più grande pianeta che popola l’universo. Il nulla. Ma Rey è lì per una ragione. Sente il bisogno di trovare una giuda, una persona in grado di darle tutte le risposte che cerca, dal più infimo segreto dello Jedi, all’utilizzo di quel potere per avanzare e sconfiggere il Primo Ordine, capitanato dal Leader Supremo Snoke che ha in pugno un’arma dalle potenzialità devastante: Kylo Ren

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Dopo il primo capitolo della terza trilogia (il primo dell’era Disney), la paura che questo potesse diventare un’ennesima copia al pari de L’Impero colpisce ancora, era palpabile sin dai primi giorni d’uscita. Non che Il risveglio della Forza sia classificabile come un film da dimenticare. Al contrario, rappresenta una prova di alto livello di J.J Abrams e un omaggio degno di nota per un regista che ha saputo riportare in auge l’altra grande rivale Star Trek, che sta tra l’altro per avere Quentin Tarantino come autore principale del prossimo capitolo. Rian Johnson ha invece costruito il racconto con scelte narrative che virano dal classicismo degli altri episodi, sbagliando in alcuni casi, con scene forzate ed eccessive, ma riprendendosi con l’epicità del messaggio che questo film è capace di trasmettere. Il primo a subire questa trasformazione è Luke, che tutti ricordano come un uomo dedito ai valori assimilati nella sua vita da guerriero Jedi. La barba non curata, lo sguardo spento, l’espressioni cupe, lasciano intendere che dal terzo capitolo di Lucas il personaggio dal volto di Mark Hamill ha subìto una netta mutazione caratteriale, fino a portarlo nella difficile decisione di allontanarsi verso un pianeta impossibile da tracciare, in quello che è un vero e proprio esilio forzato.

L’altro concetto estremamente interessante affrontato dal film è il concetto di equilibrio. Il bene e il male sono stilemi già approfonditi in molteplici lungometraggi, da Guerre Stellari fino ad altri grandi racconti nella storia del cinema. In Star Wars Gli Ultimi Jedi c’è un passo in più, e riguarda il legame che li pone sullo stesso piano come se uno influenzasse inevitabilmente l’altro. Questo contatto non è solo metaforico, ma viene realmente proposto dal regista nei momenti in cui Rey e Kylo Ren comunicano tra loro. Non esiste il confine, né geografico né psichico, perché la linea che li congiunge è quella della Forza che, nonostante le idee completamente opposte dei due, li unisce in un’unica entità. Se infatti nel primo episodio la raffigurazione del villain si sviluppava in superficie, finalmente in questo secondo capitolo la natura del protagonista interpretato da Adam Driver si immerge in profondità, rivelando il suo passato. Ed è qui che Johnson si inserisce nell’umanizzazione del male, che accresce per ragioni che vanno oltre l’ideologia, ma che spesso riguardano traumi o eventi spiacevoli. Kylo Ren, il cattivo che al pari di un bambino viziato spacca tutto quello che ha intorno, diventa così un emarginato, un ragazzo al quale non è mai stato dato fiducia, e che ricerca nel Lato Oscuro la dimostrazione del suo vero valore. Seppur errando, è impossibile non immedesimarsi ora nelle scelte intraprese, come comprende persino Rey, anche lei con un passato burrascoso ma che ricerca nell’unione e nel collettivo di un gruppo come la Resistenza il motivo per rialzarsi e combattere queste guerre. I due si muovono quindi nel mezzo, in un punto d’equilibrio che li attrae costantemente e che, nel momento del contatto, li spinge verso una delle due direzioni.

Gli Ultimi Jedi bilancia stile (regia, montaggio) e narrazione passando verso tonalità in continua mutazione, da momenti drammatici a quelli di estrema ilarità. Ottime le interpretazioni dei protagonisti, così come le scelte di Rian Johnson di virare verso l’inesplorato.

Voto: 3,5 su 5

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