Recensione: Benvenuto Presidente

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Genere: Commedia

Regia: Riccardo Milani

Cast: Claudio Bisio, Kasia Smutniak, Giuseppe Fiorello

Durata: 100 min

Distribuzione: 01 Distribution

 

 

Giuseppe, in arte Peppino, è un bibliotecario in un paesino di montagna. Dedito alla pesca, nonostante abbia perso il lavoro, ritiene che le azioni buone che uno compie, alla fine tornino indietro in benefici personali. Se questa è la premessa, il beneficio che poteva immaginare poteva essere uno stanziamento di fondi per la biblioteca, che per mancanza di fondi la Regione stava per chiudere. Invece arriva l’inaspettato: i maggiori partiti politici, per provocazione e per mancanza di serietà, votano come presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Garibaldi, noto per le sue imprese storiche e per il suo patriottismo. Purtroppo per loro, il nome e cognome è stato ereditato da cinque italiani, e uno di questi (Peppino) ha i requisiti di essere eletto. Quel gesto spensierato e irresponsabile si trasforma in una vera rivoluzione: dopo aver scoperto di essere stato eletto per sbaglio dai gruppi parlamentari, ritiene sia necessario un cambiamento di rotta, operando per una maggiore trasparenza e responsabilità da parte della classe politica, grazie all’aiuto del suo vice segretario, Janis (Kasia Smutniak), guida non solo nel campo politico ma anche in amore.

In questo momento di profonda crisi, questo film si può trasformare in un’arma a doppio taglio. Dopo le recenti elezioni politiche,Benvenuto Presidente potrebbe essere letto come un chiaro riferimento alle ideologie tipiche del Movimento Cinque Stelle.  Bisogna però precisare come alcuni elementi siano completamente opposti a questo tipo di riflessione. Innanzitutto il film di Riccardo Milani è una commedia, che ha lo scopo di denunciare un problema sociale attraverso la satira politica, ironizzando su comportamenti sgraditi e irresponsabili da parte della classe dirigente odierna e non risparmiandosi a delle scene imbarazzanti (ma divertenti) sulla figura più importante delle nostre Istituzioni. Per quanto riguarda invece il personaggio di Peppino, interpretato da un egregio Claudio Bisio, è senza dubbio l’emblema dell’uomo comune, che scopre di avere un potere troppo grande per lui per via delle sue mancanze in termini di competenza, dopo essere stato scaraventato, come Charlie Chaplin ne Il grande dittatore, in una realtà a lui estranea. Invano tentano di scoprire se ha eventuali scheletri nell’armadio, poiché lui è un uomo puro, semplice, innocente. Peculiarità che, purtroppo, pochi politici possiedono. Inoltre la chiave di lettura del film si trova nella parte finale nella quale Giuseppe, dopo aver scoperto i segreti che a lungo sono stati nascosti all’opinione pubblica, anziché infangarli con la solita retorica popolare (“Siete tutti uguali!”), compie un passo in più: propone una riflessione a tutto il popolo, invitando tutti i cittadini italiani ad un senso di responsabilità civile e promuovendo una rivoluzione culturale, partendo dai piccoli gesti quotidiani. Nel complesso un film piacevole che tenta di strappare un sorriso allo spettatore nonostante il periodo sia tutt’altro che allegro.

Voto: 3 su 5

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