Recensione: Dietro i candelabri

locandinaTitolo originale: Behind the candelabra

Genere: drammatico

Regia: Steven Soderbergh

Cast: Michael Douglas, Matt Damon, Dan Aykroyd

Durata: 118 minuti

Distribuzione: 01 Distribution

Uno dei registi più eclettici del panorama internazionale, Steven Soderbergh (Erin Brockovih, Ocean’s eleven – twelve – thirteen, Magic Mike) nonostante i ripetuti propositi di dismettere i panni del cineasta per dedicarsi ad altro, continua a lavorare alacremente (basti pensare che poco meno di un anno fa usciva nelle sale “Effetti collaterali”); il suo nuovo lavoro “Behind the candelabra” dimostra ancora una volta la sua grande abilità dietro la macchina da presa. Il film, tratto dal romanzo omonimo di Scott Thorson, tuttora vivente, porta sullo schermo uno scorcio importante della vita di Wladziu Valentino Liberace (chiamato dagli amici Lee), celeberrimo pianista in voga fin dagli anni ’50 negli Stati Uniti. Lee era uomo di grande talento (un dono di Dio per sua stessa ammissione), intratteneva con grande capacità il pubblico di Las Vegas (suonò anche per la Notte degli Oscar alla fine degli anni ’70), aveva un’alta considerazione di sé (emblematica la frase – la critica ha detto di me “Liberace non è Rubinstein, ma nemmeno Rubinstein è Liberace”) ed era omosessuale. Chiaramente omosessuale, il suo modo di vestire in scena e i suoi atteggiamenti sul palco non davano adito a dubbi, ma ufficialmente etero; il suo agente per molti anni ha investito cifre importanti per far credere al pubblico e allo star system che Lee fosse etero, in un mondo che già si era aperto alla “diversità” dei gay, ma che preferiva vendere un “prodotto” a più potenziali acquirenti possibili. Liberace ha il volto di Michael Douglas, mentre Scott Thorson, giovane conosciuto dopo uno spettacolo diventato poi suo autista/aiutante/confidente/amante, ha invece le sembianze di Matt Damon. Questa pellicola era una scommessa. Prima di tutto la sceneggiatura: il film è tratto dal libro biografico scritto da Thorson, ma la mano di La Gravenese rendeva lo scritto meno agevole e molto poco biopic. Poi i due attori, famosi per ruoli decisamente mascolini (basti pensare a Michael Douglas in “Basic Instict”, “Wall Street”, “Traffic” e Matt Damon per “Bourne”, “Invictus” e “Elysium”) si sono calati nella parte con grande naturalezza, dando spessore e credibilità ai personaggi. In terzo luogo Soderbergh si è mosso sul filo del rasoio trattando una tematica, quella della omosessualità, con grande tatto e scaltrezza, evitando di creare macchiette e luoghi comuni, senza condannare o prendere posizioni sulla società dell’epoca. La scommessa è dunque vinta. “Behind the candelabra” è un film che va visto per i temi affrontati, per le musiche, per i colori sgargianti delle mise en scene di Lee, per la storia d’amore del protagonista con Scott, per le ambientazioni kitsch perfettamente riprodotte dal regista.

Voto: 3,5 su 5

Un commento Aggiungi il tuo

  1. kasabake ha detto:

    Ogni tanto scopro/riscopro parti del tuo blog che lo rendono ai miei occhi sempre più pregevole, non ultimo questo tuo “consiglio di visione” che sottoscrivo in pieno: da abbonato Sky, riuscì a vedere con comodità questo film Tv della HBO di ottima fattura e che mi ha rincuorato sul destino della televisione americana, fortunatamente così variegata da proporre prodotti differenziati per diversi pubblici.
    Soderbergh è davvero regista eclettico, ma per me la vera sorpresa è stato Douglas, decisamente tornato ad una sorta di seconda vita, almeno artisticamente parlando; Matt Damon, in fondo, aveva già dato ampia prova di essere un ottimo attore, ma poi era rimasto sommerso dal glamour e dai ruoli action, facendo dimenticare un po’ a tutti di cosa è capace.
    Sempre un piacere leggerti, anche quando non ho tempo per commentarti!

    Piace a 1 persona

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