Recensione: Short Skin

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Genere: Commedia

Regia: Duccio Chiarini

Cast: Matteo Creatini, Francesca Agostini, Nicola Nocchi, Miriana Raschillà

Durata: 83 min.

 

 

La Biennale College Cinema apre la sua rassegna con il primo dei tre film in programma. Short Skin, film diretto da Duccio Chiarini, narra la storia di Edoardo, giovane adolescente alle prese con le difficoltà tipiche nella fase di crescita di un uomo. Il rapporto che ha con il proprio corpo è, come per tutti, una condizione naturale che, prima o poi, bisogna affrontare. Il ragazzo, tuttavia, possiede un piccolo problema all’organo genitale: un prepuzio ristretto che gli impedisce non solo la possibilità di avere rapporti con l’altro sesso, ma anche di poter soddisfare al meglio le proprie pulsioni sessuali. Oltre a questa complicazione, Edoardo scopre che Bianca, la ragazza per la quale ha sempre avuto una cotta, è tornata a Pisa per pochi giorni da sua nonna, prima di partire alla volta di Parigi per motivi di studio. Le scelte che il giovane dovrà compiere in quell’estate non saranno per niente semplici. Dovrà comprendere le sorti del suo futuro sia sul piano professionale, vista la sua incertezza per la strada da percorrere all’Università, sia dal punto di vista emotivo, visto il suo amore per la ragazza, per ora non corrisposto.

La sessualità è sempre stata una tematica molto scivolosa. Il senso di pudore insito in ognuno di noi tende normalmente a vietarne ogni possibile trattazione. Ultimamente nelle sale cinematografiche alcuni registi utilizzano due metodi nel proporre questo tema: alcuni cercano di trattarlo in maniera fin troppo esplicita (Von Trier docet); altri invece cercano di presentarlo al pubblico con un tocco molto leggero, come nel caso di Chiarini con Short Skin. Il risultato è più che positivo, perché la leggerezza che si percepisce durante la visione rappresenta l’imbarazzo che il ragazzo prova nel momento in cui si trova in determinate situazioni. In questo modo il pubblico si immedesima direttamente in quel personaggio, avvertendo le paure di Edoardo come se le avesse vissute veramente. Lo stile delicato della pellicola è percepibile anche dal suono: la voce del protagonista è tremolante, sottile, a volte non comprensibile nella sua interezza. Da sottolineare la fotografia molto accurata e la colonna sonora, che sembra condurti in una realtà molto toccante e allo stesso tempo affascinante. Nel film non mancano alcune scene molto divertenti tra Edoardo e il suo migliore amico, come alcune situazioni molto drammatiche all’interno della famiglia del personaggio. In conclusione, il regista con questo pretesto narra la tematica giovanile non solo in termini fisici, ma puntando anche sulle loro relazioni e le loro esperienze con sensibilità e comprensione della loro umanità .

Voto: 3 su 5

Il trailer:

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