Recensione: Road 47

road 47

Genere: Drammatico

Regia: Vicente Ferraz

Cast: Sergio Rubini, Daniel de Oliveira, Francisco Gaspar, Thogun, Julio Andrade, Richard Sammel

Durata: 108 min

Distribuzione: Luce Cinecittà

 

 

Sono passati 70 anni dalla liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista. Nonostante il lungo periodo, la Storia non manca di stupirci con eventi totalmente inediti. A scuola, nelle università, si parla del fronte che vedeva il contingente americano contrastare, nel 1994, un esercito tedesco ormai sul punto di arrendersi. Tuttavia, a malincuore, solo alcuni eventi sono ricordati nel tempo, tralasciando alcuni fatti che inevitabilmente vengono dimenticati, per noncuranza o irrilevanza di questi sul risultato complessivo della guerra. Molti non sanno che anche il Brasile, a causa di un attacco da parte dell’Asse nel loro territorio navale, sono intervenuti a sostegno dell’esercito statunitense per liberare l’Italia dal crudele regime di Mussolini e dall’egemonia di Hitler. Il film racconta, pur con elementi di finzione, le vicende di questi soldati alle prese con una realtà completamente diversa, e dovranno non solo combattere contro il nemico, ma dovranno necessariamente fare i conti con un tempo ostile alla loro sopravvivenza.

Road-47

Vicente Ferraz, autore del film, ha voluto raccontare la Storia tenendo presente alcuni fattori necessari a comprendere la realtà di quell’anno. Il 1944 è un anno fondamentale per le sorti complessive del conflitto mondiale. Il regista ha cercato di usare un punto di vista puramente oggettivo e distaccato dagli eventi, cercando di non cadere sui soliti stereotipi riguardanti i protagonisti. I personaggi vengono spogliati di ogni ideologia politica per evidenziare l’aspetto umano che raramente in un film di guerra si tratta. Nella pellicola vengono per l’appunto scongiurati tutta una serie di luoghi comuni che categorizzano notevolmente i soldati, dall’italiano essenzialmente fascista al tedesco che giura fedeltà al Führer. Invece di assistere a tutto ciò, si nota la presenza di un soldato nazista (Richard Sammel) stufo di combattere una guerra senza senso, e di un partigiano (interpretato da Sergio Rubini) che è totalmente in disaccordo sulle scelte compiute dalla propria Nazione e che vuole fare qualcosa per salvare l’unica certezza che rimane di questo lungo calvario di sangue e violenza: il desiderio di cambiamento. Nonostante una sceneggiatura che evidenzia una serie di pecche che riguardano il ritmo delle varie vicende (nella parte centrale è visibile una certa staticità che non rende giustizia al lavoro eseguito), la regia e la fotografia denotano una buona base tecnica/stilistica del regista, capace di mostrarci una ambientazione suggestiva (soprattutto per quanto concerne la rappresentazione della neve) e allo stesso tempo fallace per i poveri soldati, che vengono messi allo sbando sui luoghi innevati sugli Appennini senza un addestramento adeguato (anche se, per esigenze logistiche, le scene sono state girate in Friuli). Road 47, nel complesso, non può essere definito un film di guerra. Al contrario è un film sulla guerra, capace di mostrare ciò che i libri hanno (forse inconsapevolmente) tenuto all’oscuro per molto tempo.

Voto: 3 su 5

Il trailer del film:

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