Recensione: Looking for Grace

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Genere: Commedia/Drammatico

Regia: Sue Brooks

Cast: Richard Roxburgh, Radha Mitchell, Odessa Young, Terry Norris, Harry Richardson

Durata: 97 min.

Grace è una ragazza che, assieme alla sua amica del cuore, decide di andare a vedere un concerto di una famosa band australiana. All’interno del bus incontra un giovane ragazzo, il quale, approfittando della ingenuità della ragazza, ruba tutti i risparmi che Grace aveva “preso” (parola usata nel film) nella cassaforte dei genitori, ignari fino a quel giorno della decisione ribelle della figlia di partire per quel lungo viaggio. Grazie all’aiuto di un investigatore privato, i genitori (dal nome Denise e Dan) decidono di andare a cercare la figlia ritenuta scomparsa. Da qui si sviluppano una serie di intrecci narrativi apparentemente separati, dallo stesso “detective in pensione” Tom a un camionista che quotidianamente viaggia assieme a suo figlio, ma con un unico nucleo comune in grado di darne un senso: la ricerca della giovane Grace.

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Looking for Grace potrebbe essere paragonato a un piccolo camaleonte: innocuo, indifeso, ma che adatta le proprie caratteristiche a seconda del contesto grazie alla metamorfosi dei propri tessuti. Lo stesso discorso vale per questo lavoro: semplice, leggero, ma che si adatta a seconda dei personaggi descritti e della situazione entro la quale si colloca una determinata scena. Infatti durante il film troviamo momenti sia esilaranti, con tocchi tipici della commedia che tutti noi conosciamo, sia condizioni di forte impatto emotivo, collocandolo verso un prodotto più drammatico rispetto alla fase precedente. Questa scelta spiazza notevolmente lo spettatore, che si aspetta una pellicola leggera, fluida e dall’impronta più ironica che drammatica. Lo aspetto vale per i personaggi, proposti ciascuno con un diverso stile e con differenti sfumature: da Grace, presentata nella prima parte con un tocco più riflessivo, nonostante gli indizi sull’accaduto non vengano mostrati, al simpatico Tom, alle prese con alcuni dialoghi esilaranti con la moglie e la sorella, per poi passare a un più goffo e insicuro Dan e a una persona totalmente fuori dal mondo come la moglie Denise. Ogni personaggio, grazie all’uso dei diversi punti di vista incrociati, risulta essere indispensabile per la comprensione della narrazione, rendendola più dinamica e fruibile. Questa mancanza di linearità può portare tuttavia a un effetto di straniamento e di confusione, ma non è questo il caso, perché Sue Brooks riesce con maestria a mantenere un equilibrio nelle parti coinvolte, senza lasciare alcun tipo di spaesamento nello spettatore. Looking for Grace rimane comunque una bellissima sorpresa, con una storia altalenante, che ci strappa sorrisi e colpi di scena potenti, e con una regia che ci regala ambientazioni mozzafiato grazie a lunghe inquadrature dal forte impatto visivo.

Voto: 3 su 5

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