Recensione: A bigger splash

A-Bigger-Splash-Tilda-Swinton

Genere: Commedia/drammatico

Regia: Luca Guadagnino

Cast: Ralph Fiennes, Tilda Swinton, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson, Corrado Guzzanti

Durata: 120 minuti

Il nuovo lavoro di Guadagnino, presentato in Concorso a Venezia72, ha diviso con forza pubblico e critica; da un lato sostenitori convinti, dall’altro detrattori inflessibili. Lo scrivente non appartiene a questi ultimi. “A bigger splash” ricalca da vicino la sceneggiatura del lavoro di Deray “La piscina” (lavoro del 1969 con Alain Delon e Romy Schneider) ma se ne discosta per diversi fattori.  Al quartetto Delon-Schneider-Birkin-Ronet si sostituisce un quartetto di attori altrettanto bravi, Fiennes-Swinton-Johnson-Schoenaerts e dall’amena località in Costa Azzurra si scende a sud, nel fascino selvaggio di Pantelleria. Ed è dalle spiagge e dalle cale dell’isola che si apre il sipario, con Marianne, rockstar che a seguito di un’operazione alle corde vocali non ha la possibilità di parlare e Paul, fotografo che ha tentato da poco un suicidio, coppia affiatata che vive indisturbata di silenzi, giornate al sole, lunghi istanti d’amore. Ma un agente endogeno, Harry, produttore esuberante, eccentrico ed ex storico di Marianne, accompagnato dalla di lui figlia ventiduenne Pen, entra nel quadretto ideale ed idilliaco scombinando i piani ed imprimendo una spinta allo scorrere lento delle giornate. Guadagnino sceglie la location di Pantelleria perché zona di confine che deve essere capita dai personaggi, che fa domande etiche, con forti contrasti e scorci incontaminati, al centro delle cronache per via degli sbarchi. La pellicola di Guadagnino, film italiano soltanto sulla carta, trasuda di erotismo e di desiderio, sentimenti ricercati dalle inquadrature insistite, dai movimenti di camera maliziosi, dalle trasparenze e dai nudi disseminati nello scorrere della narrazione. A bigger splash è un film fresco, dal gusto americano, spensierato, che racconta con ritmo una storia dal tono gaudente e dal sapore che vira sul melò quando Harry si troverà a giacere sul fondo della piscina della villa. Un microcosmo di quattro turisti con il loro vissuto, con le loro ossessioni e le loro umane debolezze.
Un film che tratta di rapporti, di legami, di tentazioni e di scelte dinanzi ad un evento infausto. Un film autentico che miscela commedia, dramma, farsa (la parte del maresciallo che indaga sul caso della piscina è affidato al satirista Corrado Guzzanti), grottesco, con un tuffo sulla contemporaneità e sulla problematicità sociale. Un’indagine del non detto e del desiderato che si muove sotto un sole scottante, con la gola riarsa a contemplare lo scorrere inesorabile del tempo. Un prodotto che si stacca dall’italianità cinematografica (forse anche per questo è piaciuto poco alla critica italiana e molto all’estero), risvegliando quelle frange di critica disfattista che lo hanno definito sconclusionato e banale. Guadagnino ha sostenuto che il suo cinema non vuole compiacere ma prendersi dei rischi e se gli abitanti di Pantelleria strappano sorrisi sotto forma di macchiette poco importa; la visione resta godibile per le due ore con una inaspettata virata finale.

Voto: 3,5 su 5

Una clip del film:

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