Recensione: The danish girl

danish-girl-poster-vikander-redmayneGenere: drammatico

Regia: Tom Hooper

Cast: Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Ben Whishaw, Matthias Schoenaerts, Amber Heard

Durata: 120 minuti

Distribuzione: Universal pictures

 

 

Il nuovo lavoro di Tom Hooper, The Danish girl, presentato in Concorso a Venezia72 tratta un tema di spessore: la vita di Lili Elbe, primo transgender della storia. Per raccontare i fatti il regista de “Les Misérables” e “Il discorso del re” si avvale di un cast di livello, da Eddie Redmayne ad Alicia Vikander, da Ben Whishaw a Matthias Schoenaerts. L’incipit fotografa la vita di Einer Wegener, pittore paesaggista di successo e della moglie Gerda, artista anch’ella che gode però di minor fortuna. In occasione di un evento, in cui Einer indossa per gioco indumenti femminili appartenenti alla moglie, la narrazione si indirizza verso un piano inclinato che porterà il pittore a provare gusto nei panni di una donna, preferendoli a quelli maschili, scavando nel vissuto e nelle esperienze passate di Einer. Il tema scelto da Hooper (tratto dal romanzo omonimo di David Ebershoff del 2000) ci riporta nella prima metà del secolo, tra diagnosi di schizofrenia, sospetti di perversione e chirurgia sperimentale.
La bellezza androgina di Eddie Redmayne ben si presta ai fini narrativi del lavoro di Tom Hooper, con l’attore britannico capace di dare volto e profondità prima ad Einer e poi a Lili; la tagline del manifesto “trova il coraggio di essere te stesso” fa riferimento al rifiuto che l’anima di Einer ha nei confronti del proprio corpo, andando incontro a responsi negativi da parte dai medici ed al naufragio del proprio matrimonio con Gerda. Ed è proprio di Alicia Vikander, divisa tra successo lavorativo (Lili diventa la sua musa sancendo nuova linfa creativa ed artistica) e moglie rifiutata che non riconosce più nel corpo di Einer il marito sposato qualche anno prima, la prova più convincente di “The danish girl“. La Vikander, anche se meno gettonata ed illustre del protagonista, diventa anima pulsante dell’intero lavoro trasmettendo sentimenti autentici allo spettatore. Davvero notevole la fotografia, ineccepibile la confezione di una pellicola politicamente corretta ed adatta ad un pubblico vasto. Pellicola commovente ed empatica che però lesina nello squarciare il velo sui risvolti più duri e drammatici della trasformazione fisica, relegando il dettaglio dell’autenticità al fuoricampo, senza mai urtare il pubblico. Forse sta in queste ultime asserzioni il limite di un film, sicuramente meritorio, che avrebbe dovuto osare maggior ardire per poter essere indimenticabile.

Voto: 3,5 su 5

Il trailer del film:

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