Recensione: L’attesa

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Genere: Drammatico

Regia: Piero Messina

Cast: Juliette Binoche, Lou de Laâge, Giorgio Colangeli, Domenico Diele, Giovanni Anzaldo

Durata: 100 min.

Distribuzione: Medusa

 

In seguito a un grave lutto avvenuto recentemente, Anna si trova a vivere in solitudine in una villa nell’isola siciliana, nonostante la presenza dell’inserviente Pietro non aiuti ad affrontare questo immenso dolore. Nel bel mezzo del periodo pasquale un arrivo inatteso cambia la condizione passiva della donna: una “giovane e bella” Jeanne bussa alla porta di Anna, chiedendo del figlio Giuseppe, che si scopre essere il fidanzato della ragazza. Passano i giorni, ma di Giuseppe non ci sono più notizie: non chiama, non risponde al telefono, e la preoccupazione cresce nel cuore di Jeanne, che in una crescente attesa deve scoprire che cosa è davvero successo al suo ragazzo.

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L’attesa di Piero Messina è il primo film italiano a calcare ufficialmente il tappeto rosso al festival di Venezia. La pellicola, incentrata sui personaggi di Anna e Jeanne, cerca di condurre un valzer (mal riuscito) di emozioni senza rinunciare al tocco tipico del cinema d’autore nostrano. Già dalle prime inquadrature, che si focalizzano su un funerale senza sapere nulla sull’identità della vittima eel tragico evento, l’opera vuole entrare nel vivo della vicenda, mostrando la drammaticità del lutto attraverso gli occhi di Anna. Il personaggio, interpretato da Juliette Binoche, deve fare i conti con la dura realtà, alienandosi totalmente fino all’arrivo della giovane ragazza francese, che riesce a dare un senso alla giornata di Anna. Quest’ultima trova in lei non solo la forza di continuare a vivere, ma anche la possibilità di mantenere il ricordo della persona scomparsa, allungando “l’attesa” di un possibile ritorno a casa della persona. Ciò nonostante, il film di Piero Messina pecca di una sceneggiatura che non riesce a dare il giusto valore alla parola e al lutto, puntando a simbolismi ridondanti che nel complesso tendono ad appesantire la visione. Non basta la recitazione sublime delle due attrici, la fotografia davvero ben curata nei minimi dettagli, e alcune scelte stilistiche del regista (come la processione finale e il sogno di Anna all’interno della vasca da bagno) a salvare il film, che nonostante l’idea originale, lascia l’amaro in bocca, puntando più sulla metafora rispetto a una storia che aveva molto da raccontare.

Voto: 2,5 su 5

Il trailer

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