Recensione: The Exclusive – Beat the Devil’s Tattoo

The_Exclusive-Devil_Tattoo

Genere: Thriller

Regia: Roh Deok

Cast:  Jo Jeong-Seok, Lee Mi-sook, Lee Ha-na, Kim Ee-seong, Bae Seong-woo

Durata: 126 min.

Nazione: Corea del Sud

 

 

 

Speciale #FEFF18

Il giornalismo può essere paragonato a una grande ruota panoramica. A volte ci si trova sulla vetta, con il mondo ai tuoi piedi e con il pubblico che ti osserva esterrefatto, ammaliato dalle tue incredibili qualità. Ma a volte, come il nostro protagonista Moohyuk, ci si trova  a stare nella parte inferiore della giostra, o peggio, dietro le quinte (dipende dai punti di vista), come se fossimo in una vera trincea, costretti a subire il successo dei colleghi trasmesso sul piccolo schermo, oltre che a compiere il lavoro sporco per gli altri. Purtroppo non è solo la vita professionale a traballare per il povero protagonista. Anche la vita privata non è delle migliori, visto il rapporto traballante con la moglie Sujin. Tuttavia non si dà per vinto. Da anni attende l’occasione perfetta di uno scoop stratosferico che molti compagni reporter hanno avuto tra le mani, raggiungendo in seguito posti importanti all’interno della redazione. E quell’opportunità finalmente arriva, con una pista che porta a un serial killer che non intende fermarsi. Ma a quale prezzo?

The Exclusive - Beat the Devil's Tattoo

The Exclusive: Beat the Devil’s Tattoo è un film in grado di unire contemporaneamente diversi genere. Si passa dal thriller, lo spartito principale della storia, con tutti i colpi di scena (che non vi racconteremo) e la suspence che spesso questo tipo di pellicola accompagna. Non manca in alcune occasioni che il lungometraggio cambi improvvisamente marcia, passando a uno stile che viene dalla commedia, con momenti a dir poco surreali e scene umoristiche che toccano da vicino il protagonista, pur rimanendo in un contesto drammatico che sconvolge un’intera città. Alla regista Roh Deok non è bastato questo mix stilistico che raggiunge la tragicommedia classica. Quello che viene mostrato in particolare è un mondo frenetico, con una redazione giornalistica che vede la tragedia come l’occasione di un aumento di share e, di conseguenza, di capitale da mettere sulle proprie tasche. Poco importa se la verità non sia poi così oggettiva. Come afferma la direttrice del telegiornale, “La verità è quello che crede il pubblico”, che non si ferma alla notizia in superficie, ma vuole di più. Vuole sapere perché è preoccupato o perché, come quando si è assetati, si è spinti a tutto pur di guardare più di quanto in realtà serva. E il giornale, per forza di cose, deve accontentarli. La giostra mediatica comincia a muoversi, e se all’interno di questa si aggiungono elementi falsi, come per magia queste diventano rilevanti e veri per la gente. L’illusione circonda tutto il film e rende la storia imprevedibile e in continuo movimento. Purtroppo il rischio di film come questi è di aggiungere troppo per poi non riuscire a mantenere l’equilibrio sperato. La commistione di generi funziona fino ad un certo punto, così come la sceneggiatura non riesce nell’impresa di tenere il piedi l’aspetto surreale su un thriller che risulta scolorito della sua drammaticità. Interessante la prova di regia di Roh Deok, che con la sua seconda opera mostra la sua bravura con uno stile dinamico e preciso nei dettagli. Un buon thriller con uno sguardo netto sul nostro tempo.

 

Voto: 2,5 su 5

Il trailer

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