Recensione: Piuma


Genere: Commedia

Regia: Roan Johnson

Cast: Luigi Fedele, Blu Yoshimi, Michela Cescon, Sergio Pierattini, Francesco Colella

Durata 98 min.
Distribuzione: Lucky Red

Bisogna essere sinceri. Di fronte alla realtà dei fatti, Piuma non è un film da concorso. Questo non vuole essere una critica superficiale, priva di un ragionamento costruttivo. Lo sa bene anche lo stesso autore, Roan Johnson, perché ce lo dice proprio con le immagini proiettate sullo schermo: “Non prendetemi sul serio, rilassatevi e guardate il film con il giusto peso, con uno sguardo rivolto alla struttura tipica della commedia” sembra commentare il regista. Piuma è in effetti una commedia leggera, spigliata, ma non è solo questo. Roan Johnson, comparso sul grande schermo con I primi della lista, ci mette dell’altro, come due immagini sovrapposte: sopra l’acqua, leggera che fluttua assieme ai suoi protagonisti, due adolescenti alle prese con una gravidanza inaspettata, mentre sotto troviamo la città, profonda, piena di contrasti e di problemi che prescindono da quelli quotidiani dei personaggi Ferro e Cate.

Questi ultimi vengono presentati nella pellicola come ragazzi spensierati, inconsapevoli e in certi versi irresponsabili. Ogni scelta commessa si rivela essere spesso un errore (o, come viene menzionato nel film, una “cazzata”), ma l’aspetto più  assurdo è che ad affrontare di petto le conseguenze non sono tanto i due ragazzi, che pensano perlopiù allo svago, al possibile viaggio dopo la maturità, ma sono gli altri, le famiglie. O meglio, uno di queste. La maternità, l’essere padre, è solo un concetto per Ferro e Cate, mentre i genitori sanno bene che la nascita del bambino comporterà un cambiamento drastico. Non si è più adolescenti, si cresce. Si diventa grandi e con delle responsabilità da gestire in maniera autonoma, anche col rischio di sacrificare parte della loro libertà e dei loro interessi. Piuma racconta questi aspetti, affrontando anche un conflitto di generazioni che vede la gioventù bruciata dei ventenni sopravvivere in una società  priva di speranza, di certezze e di stabilità economica. Il tutto con una chiave ironica, sarcastica che filtra tutte queste tematiche attraverso personaggi surreali, intrecciati in un vortice di eventi inarrestabile. Convince la regia di Johnson, la colonna sonora di Lorenzo Tomio, un po’ meno quella degli attori, che si riprendono nella seconda parte in un processo di maturazione che rendono giustizia alla storia portata sullo schermo. La commedia è comunque  riuscita, con alcuni picchi davvero esilaranti al limite del paradosso che rivelano la fragilità e la pazienza dei protagonisti di fronte alla leggerezza dei propri figli. Un po’ meno riuscita è la parte drammatica, dove la fase di riflessione dei personaggi è risultata superficiale e per diversi punti sbrigativa.  

Voto: 2,5 su 5

Il trailer

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