Recensione: The Founder

the_founderGenere: Biografico

Regia: John Lee Hancock

Cast: Michael Keaton, Nick Offerman, John Carroll Lynch, Laura Dern, Linda Cardellini

Durata: 115 min.

Distribuzione: Videa

 

 

 

 

Ray Kroc è un rappresentante di frullatori per i vari ristoranti della zona, ma la fortuna non sembra essere dalla sua parte. Non è la prima volta che si cimenta in imprese impossibili, con la moglie che, nonostante l’istintività del marito nel prendere decisioni, l’ha sempre supportato in ogni evenienza. Un giorno, dopo l’ennesimo fallimento nella vendita, riceve una chiamata dalla segretaria: 8 frullatori da spedire a San Bernardino in California. Gli acquirenti sono i fratelli McDonald, i quali hanno scoperto un metodo innovativo nel mondo della ristorazione. Addio al vecchio Diner e alle sue infinite attese per ricevere il pasto; benvenuto Espresso, che in trenta secondi ti garantisce hamburger, patatine e la bibita gassata e con un costo infinitamente più basso della concorrenza. Kroc si illumina e vede quell’idea, quella creazione assolutamente creativa e originale come l’occasione per sbancare il lunario. La parola d’ordine è una: “Affiliazione”, e con questa si avvia l’estensione di una delle più produttive catene di fast food di tutta l’America a stelle e strisce.

 

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Questa sarebbe l’ipotetica versione “marchettata” (scusate il termine “ciovane”) dell’azienda dagli archi dorati  e dalla immensa M che tanto faceva paura al povero Barnabas Collins in Dark Shadows di Tim Burton. Ma è davvero andata così la storia e la fortuna di McDonalds? Ovviamente no. Forse già il vampiro al risveglio dalla sua bara aveva capito che quel simbolo portava con sé malanni di ogni tipo. Del tipo, perché il nome McDonalds quando il fondatore ha un cognome stridente e da pubblicità per biscotti scadenti come Kroc? Come mai ci si ricorda dell’uomo che ha portato in auge il marchio in tutto il mondo e non chi ha inventato il sistema capace di velocizzare in maniera esponenziale la catena produttiva del ristorante? La risposta non è tanto quella del personaggio interpretato da Michael Keaton, che afferma che il segreto del suo successo sta nella perseveranza, nel crederci fino in fondo. In realtà la verità si trova in un altro vocabolo sul quale si fonda l’intera società americana: capitalismo. Mai come questo periodo è così rappresentativo rispetto a quanto viene raccontato da  The Founderil film di John Lee Hancock autore già di incontri inconsueti, come nel caso dell’espansivo Walt Disney e della introversa e critica romanziera di Mary Poppins Pamela Travers. La logica è più o meno la stessa, con la sola differenza che il paragone tra il creatore di una casa di produzione cinematografica e un uomo che costruirà un vero e proprio impero della ristorazione sulle spalle dei suoi inventori è quantomeno discutibile.

La forza di questo film sta nell’ambiguità del messaggio e sulla duplice chiave di lettura che è possibile dare a questa storia. Da un punto di vista di un grande sostenitore del capitalismo neoliberista, la vita di Kroc è priva di sbavature. Tutte le scelte sostenute, interne ed esterne all’azienda, sono frutto dell’ideologia del mercato libero da regole e nel quale solo il più forte, il più lungimirante e il più talentuoso riesce nell’impresa di scalare nella piramide sociale e guadagnare soldi. Nulla di così semplice. Dall’altro lato, se si legge il racconto sotto un’altra lente, le cose cambiano. Kroc riesce a creare profitto e a esportare un sistema nuovo, efficiente e fino a quel momento sconosciuto, ma a quale costo? Quello che esce fuori è un protagonista certamente impegnato e coraggioso quando si prefigge degli obiettivi, ma allo stesso tempo una persona egoista, incapace di pensare al prossimo se non a se stesso. E i segnali si vedono sia nel rapporto con la moglie, interpretata da Laura Dern, che con Mac e Dick McDonald. Per un capitalista, la visione individualistica dell’economia come nella vita è la condizione necessaria per il successo personale. Ma nella società non c’è solo questo. Esiste una visione più attenta al consumatore e al controllo di qualità (come si prefiggeva il primo fast food), ma soprattutto, esiste il concetto di comunità, tanto osannato da Kroc quando vuole convincere i due fratelli a entrare nell’azienda. La pellicola, nonostante la regia non esaltante, ha la capacità di mostrare una storia senza esaltarne gli effetti e senza demonizzare il suo protagonista.

Voto: 3 su 5

 

Il trailer

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